Martedì 23 Aprile 2024

Meloni e Berlusconi Tregua al telefono Lei attacca la sinistra "Insulta gli italiani"

Pontieri in azione: si muovono Gianni Letta e i figli del Cav. I due leader si incontreranno oggi in via della Scrofa. Ma in Forza Italia restano le tensioni per lo smacco subito

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di Antonella Coppari

Quarantotto ore di decantazione e, soprattutto, di frenetica attività diplomatica dei molti ambasciatori o improvvisatisi tali, una rapida chiacchierata diretta al telefono ieri, e oggi Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi proveranno a ricucire lo strappo. A darsi da fare sono stati in tanti: da Marina a Piersilvio (intervento ferocemente criticato dal Pd), passando per Gianni Letta fino ad arrivare al neo-presidente del Senato, Ignazio La Russa. Il solo fatto che l’incontro sia a stretto giro indica un certo successo. Si vedranno nel pomeriggio in via della Scrofa, per la nota contrarietà della leader di FdI a condurre trattative in una residenza privata. A suggellare la tregua, a tarda sera, è Licia Ronzulli, tra le cause dello scontro. "Il ’caso Ronzulli’ non è mai esistito, e comunque non esiste più. L’Italia ha bisogno di un governo al più presto, sostenuto da un centrodestra coeso che si presenterà unito alle consultazioni per proporre Meloni premier". Salvini sprizza ottimismo: l’esito positivo appare a portata di mano, anche perché alternative non ci sono.

Intanto, Giorgia ha colto l’occasione del puntuale battibecco con Letta per lanciare un paio di messaggi. Uno all’opposizione, tanto per ricordare a tutti quali sono gli schieramenti in campo: "Gli attacchi scomposti della sinistra rappresentano un vero e proprio insulto ai cittadini che hanno scelto da chi essere rappresentati". Da repertorio i morsi agli avversari, ma la seconda parte è rivolta al centrodestra: "Si mettano l’anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci". Il più sembra fatto, anche se le posizioni restano distanti.

La futura premier fa partire segnali concilianti ma non troppo. Assicura che non c’è nessuna questione personale, figurarsi se una come lei porta rancore! Sul metodo, però, tiene duro: la responsabilità del governo è sua, e sua deve essere la scelta definitiva. All’indicazione del singolo nome da parte delle forze politiche sostituisce la rosa all’interno della quale sarà lei a scegliere. E dagli spalti di FdI fanno notare che gli appetiti di Forza Italia ma anche della Lega devono essere contenuti: se i partiti alleati chiedono tutti i ministeri chiave, cosa resta in mano a quello che ha vinto le elezioni? Il punto fermo è il dicastero degli Esteri per Tajani, ma ad Arcore – dopo il passo indietro di Ronzulli – si insiste per averne altri 4 di peso. Forse un punto di caduta potrebbe essere trovato sulla Giustizia. Malgrado la Meloni punti su Carlo Nordio, ci sarebbero margini per un forzista. Più difficile che ceda su Mise o Interno. Il puzzle, insomma, è tutt’altro che composto, anche perché appaiono nuove tessere: per la Transizione ecologica spunta l’ex presidente degli industriali Antonio D’Amato, per il Lavoro c’è l’ipotesi di Marina Calderone, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro. A questo punto, il governo partirà, probabilmente entro il 25 ottobre come vuole Meloni: "A dispetto delle ricostruzioni malevole – insiste Ronzulli – ho lavorato per questo. Sono figlia di un carabiniere, il primo dovere è servire la patria".

Ma l’umiliazione subita da Berlusconi resterà e lo potrebbe portare a non superare davvero l’incidente. Proprio la Ronzulli si sta dando da fare per avere il controllo sui gruppi con Giorgio Mulè alla Camera e lei stessa alla guida del Senato. Difficile che si creino incidenti in Aula, ma a Palazzo Madama nelle commissioni la maggioranza – grazie al taglio dei parlamentari – avrà spesso un solo voto di margine e la Ronzulli potrà fare il bello e il cattivo tempo.

Il governo è l’oggetto della trattativa più importante, dopodomani però saranno eletti gli uffici di presidenza in entrambi i rami del Parlamento: come postazioni di potere contano poco, ma si tratta di cariche ambite. Agli azzurri urge un accordo di coalizione per avere chance. L’appuntamento servirà come termometro per verificare lo stato dei rapporti tra FdI e FI.