Martedì 23 Aprile 2024

Meloni al congresso Cgil Landini: "No ai pregiudizi"

La presidente del Consiglio a Rimini il 17 marzo. È il primo premier dopo Prodi

di Claudia Marin

 

È la prima volta di Giorgia Meloni al congresso della Cgil. Ma è anche una prima volta per un presidente del Consiglio di centrodestra all’assise del sindacato rosso di corso d’Italia. E, dunque, al di là delle formule diplomatiche, la presenza della premier più di destra nella storia repubblicana al congresso del sindacato di sinistra acquista, anche solo per questo, un significato politico a tutto tondo. L’appuntamento per l’intervento dal palco della Meloni è fissato per la mattina del prossimo 17 marzo a Rimini. E fin da oggi si annuncia come uno dei passaggi decisivi della kermesse. Basti pensare, per intendersi, che la stessa Elly Schelin, come Giuseppe Conte, i due riferimenti del popolo cgiellino in questa fase, saranno presenti solo all’interno di un dibattito a più voci anche con Carlo Calenda e Nicola Fratoianni.

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Dunque, la premier nella casa della Cgil è un evento politico-sindacale di prima grandezza. Non lo nasconde, del resto, lo stesso leader della prima sigla sindacale italiana: "È un fatto positivo perché dice del rispetto e del riconoscimento di un sindacato che rappresenta milioni di persone e ha alle spalle una storia secolare". Gli sherpa hanno lavorato sottotraccia nelle ultime settimane per favorire l’operazione. Ma, come raccontano i beninformati di entrambe le squadre, non c’è stato bisogno di particolare lavoro. Anche se, dalle parti di corso d’Italia fanno sapere che "non ci aspettavamo che Meloni dicesse di sì". Landini, però, durante tutta la campagna elettorale e nei mesi successivi non ha mai evocato l’antifascismo come terreno di lotta politica a prescindere. E, non a caso, anche ieri ha avvisato: "Non abbiamo mai avuto una pregiudiziale verso nessun governo: facciamo i conti e ci misuriamo con gli esecutivi che ci sono. Poi possiamo essere in accordo o meno con il governo in carica ma questo sta dentro il gioco democratico".

A garantire rapporti equilibrati, e magari anche buoni, tra la Meloni e Landini, giocano, però, anche altri fattori. Landini sa anche che ci sono iscritti alla Cgil che votano Fratelli d’Italia o Lega. Ma sa anche che la leader del partito ex An ed ex Msi ha poco a che fare, per cultura e formazione, con il liberismo berlusconiano: proviene dalla destra sociale. La Meloni, a sua volta, ha tutto l’interesse a ottenere un altro passo in avanti sulla via dell’uscita dalle contrapposizioni del Novecento. Oltre che, sul terreno più immediato, a segnare la differenza con quelle frange dell’estremismo neofascista che assaltarono la sede della Cgil. Di certo, a dare il segno finale della novità e della rottura storica è anche la considerazione dei precedenti. I vertici del sindacato hanno sempre invitato il Presidenti del Consiglio in carica, ma – ha ricordato Landini – "nel 2014 e nel 2019 decisero di non partecipare (erano Renzi e Conte, e non delegarono la presenza ad emissari, ndr), mentre nel 2010 Berlusconi inviò Gianni Letta". Bisogna risalire indietro nel tempo per trovare premier in carica ai congressi Cgil: Spadolini nel 1981, Craxi nell’86 e Prodi nel ‘96.