Meglio Parigi di Budapest E Meloni lo sa

Bruno

Vespa

Possiamo naturalmente sbagliarci, ma se Giorgia Meloni andasse a palazzo Chigi immaginiamo che farà il primo viaggio a Bruxelles e non farà il secondo a Budapest. Gli ultimi giorni di una campagna cortissima in cui le dosi di veleno crescono in modo inversamente proporzionale al tempo che ci separa dalle elezioni costruiscono panorami foschi su uno squilibrio nelle tradizionali alleanze dell’Italia che sarebbe nell’animo di un prossimo governo di centrodestra. Questo non avverrà per le ragioni che ha indicato ieri Mario Draghi nella sua conferenza stampa. Rispondendo a una domanda sui rapporti tra centrodestra e premier ungherese Orban, Draghi ha detto: "Noi abbiamo una certa visione dell’Europa, difendiamo lo stato di diritto, siamo alleati di Francia e Germania. Cosa farà il prossimo governo non lo so. Ma uno come se li sceglie i partner? Certo, c’è una comunanza ideologica, ma anche credo sulla base degli interessi degli italiani. Chi sono questi partner? Chi conta di più? Datevi voi le risposte".

Certo, Giorgia Meloni è persona diversa da Draghi. Ma crediamo che abbia tutto l’interesse a sottoscrivere questa frase. Perché Parigi e Berlino contano assai più di Budapest e in certe situazioni bisogna avere il posto a tavola giusto. Il voto contrario di FdI e Lega al durissimo provvedimento del Consiglio europeo contro l’Ungheria (sarebbe stata forse preferibile un’astensione) non va confuso con un inaccettabile cambiamento di fronte nelle alleanze internazionali. Naturalmente un governo di centrodestra non può avere la stessa politica di uno di centrosinistra o di Grande Coalizione. Ma le differenze più grosse ci saranno nella politica interna ed economica. Sull’estero, la fedeltà atlantica è fuori discussione, mentre c’è da aspettarsi una minore acquiescenza – quando possibile – a norme comunitarie penalizzanti per i nostri interessi nazionali e alle sempre più frequenti acquisizioni francesi del nostro patrimonio industriale.