Medvedev minaccia (di nuovo) l’uso di armi nucleari Kiev tira dritto: "Libereremo la Crimea a ogni costo"

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L’anniversario del primo colpo esploso dai russi in terra ucraina è lì, a una manciata di giorni, e all’orizzonte non si scorgono che altri mesi di guerra. La risposta di Mosca agli attacchi di Kiev alla Crimea o a qualsiasi altra regione russa "profonda" sarà dura e convincente: "Secondo la nostra dottrina nucleare, la Russia può usare armi nucleari se armi nucleari o di altro tipo di distruzione di massa vengono usate contro la Russia o i suoi alleati, se riceve informazioni verificate sull’avvio di missili balistici per attaccare la Russia o i suoi alleati, in caso di aggressione convenzionale se l’esistenza dello Stato è in pericolo". È l’inquietante dichiarazione del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, che ha poi definito errata l’opinione dei politici occidentali, secondo i quali il trasferimento di armi in Ucraina per attacchi sul territorio russo contribuirà a una soluzione diplomatica della situazione: "Il risultato sarà esattamente l’opposto. In questo caso, non ci saranno negoziati, ma solo attacchi di rappresaglia. Tutta l’Ucraina rimasta sotto il dominio di Kiev brucerà", dice. Non si fa attendere la risposta di Kiev, e arriva per voce del consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak: "La legge internazionale parla chiaro. L’Ucraina può liberare i suoi territori con qualsiasi strumento. La Crimea è Ucraina. Le minacce da parte dei funzionari russi sono solo una conferma dell’intenzione di commettere omicidi di massa e un tentativo di spaventare nello stile tradizionale russo. Ignorate sempre Medvedev".