Meduse nel Mediterraneo, come riconoscere quelle pericolose. Incubo Caravella

Quest'anno in particolare con la grande ondata di caldo le meduse stanno proliferando nei nostri mari. Ecco come individuarle e cosa fare contro i veleni urticanti

Physalia physalis, la caravella portoghese, un sifonoforo che somiglia alle meduse

Physalia physalis, la caravella portoghese, un sifonoforo che somiglia alle meduse

Roma, 20 luglio 2022 - Invasione di meduse nei nostri mari per le alte temperature. Da aprile è stata osservata un'invasione davanti a Trieste della Rhizostoma pulmo, chiamata anche polmone di mare, la fastidiosa Pelagia noctiluca, molto più urticante della precedente, segnalate nel Tirreno, mentre in Adriatico sono state avvistate grandi colonie di Salpa fusiformis, un tunicato trasparente dalla consistenza gelatinosa. Fino al caso estremo della temibile Caravella Portoghese, avvistata al largo di Sicilia, Sardegna e Calabria, tutte località in cui le meduse non sono mai mancate.

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Ma non tutte le meduse sono urticanti, alcune sono innocue, e altre (rare in Italia) possono anche essere mortali. Vediamo quali specie di meduse s'incontrano nel Mediterraneo. 

Rhizostoma pulmo

Il Rhizostoma Pulmo, o polmone di mare o medusa barile, è una scifomedusa della famiglia delle Rhizostomatidae. Riconoscibile dal cappello a forma semisferica opalescente, tendente al trasparente, dai bordi sfrangiati blu-viola. Il corpo è chiamato manubrio ed è composto da otto prolungamenti di tessuto bianco-trasparente arricciato e grumoso, dai quali partono otto tentacoli allungati, sfrangiati e semitrasparenti. E' la più grande nel Mediterraneo visto che di dimensioni può raggiungere i 50–60 cm di diametro e i 10 kg di peso. I tentacoli non risultano particolarmente urticanti per l'uomo, e l'irritazione dura poco e svanisce lasciando un leggero prurito.

Rhizostoma pulmo
Rhizostoma pulmo

Pelagia noctiluca 

Forse tutti in Italia sono stati punti almeno una volta dai tentacoli della medusa luminosa, o Pelagia noctiluca, della famiglia Pelagiidae e molto comune nei nostri mari (con le invasioni segnalate nel 1992, 2003 e 2005). Ed è difficile dimenticarla per via delle dolorose irritazioni che provoca se vengono sfiorati i tentacoli. L'inconfondibile colore marrone-rosa-violetta traslucido e le piccole dimensioni, circa 10 cm, non facilitano la sua individuazione da parte dei bagnanti: i suoi 8 lunghi tentacoli retrattili sono molto urticanti e semi-trasparenti possono anche raggiungere i 2 metri. Gli esperti consigliano di evitare il grattarsi, ma di lavare via il veleno, rimuovendo i tentacoli dalla cute con acqua di mare e applicando sulla pelle un gel astringente al cloruro d'alluminio. No a prodotti a base di ammoniaca o i rimedi naturali quali urina, pietre calde o sabbia: rischiano di aumentare l'irritazione.

Una pelagia noctiluca (foto da beachunter.net)
Una pelagia noctiluca (foto da beachunter.net)

Cotylorhiza Tuberculata

Anche la Cotylorhiza Tuberculata è la più comune nel mar Mediterraneo, con la maggiore concentrazione nell'Adriatico. Detta anche cassiopea mediterranea è una scifomedusa della famiglia Cepheidae. Come dimensioni tocca i 30 cm di diametro con un riconoscibile ombrello a forma di disco bianco con una gobba rotonda e gialla al centro, che la sembrare un uovo all'occhio di bue. Il bordo è frastagliato tra il giallo e il verdastro. E' priva di tentacoli ma ha molte braccia orali che partono dai quattro lobi della bocca, molte sono sottili e terminano con un bottoncino di colore blu o viola. La Cotylorhiza Tuberculata è innocua e non irritante, solo  soggetti più sensibili possono incorrere in piccoli fastidi a contatto.

Cotylorhiza Tuberculata
Cotylorhiza Tuberculata

Carybdea marsupialis

Al contrario la Carybdea marsupialis è molto urticante, nota anche come Cubomedusa, si incontra in fondali bassi e sabbiosi: è una specie Atlantica ma sempre più diffusa nel Mar Mediterraneo. Il nome lo deve alla sua forma quasi cubica e trasparente, dalle dimensioni di 3 cm. Ha 4 tentacoli urticanti lunghi che raggiungono una lunghezza pari a 30 cm, dieci volte il corpo. Sott'acqua la si individua grazie alla colorazione dei tentacoli trasparetnti a forma di anelli rossi. Nota dolente il suo veleno che può provocare serie ustioni ed anche mettere in pericolo la vita dell'intossicato, anche se si sommano a eventuali allergie dovute a determinate particelle presenti nell'insieme proteico che ne compone il veleno. Quando si entra in contatto con quase medusa, generalmente i tentacoli si avvolgono all'arto del malcapitato: gli esperti consigliano toglierlo immediatamente e iniziare subito a curare le ustioni. Si può ridurre l'azione del veleno esponendo la parte urticata a forti sorgenti di calore come la sabbia o acqua bollente. Provare anche con l'ammoniaca che come l'aceto ha effetti lenitivi. Le ustioni oltre ad essere dolorissime lasciano il segno sulla pelle per diverse settimane.

Rimini, mare invaso dalle cubomeduse
Rimini, mare invaso dalle cubomeduse

Aurelia Aurita 

L'Aurelia Aurita è tra le più note e diffuse: presenta un ombrello prefettamente sferico di colore bianco diafano e trasparente, con sopra la sua sommità quattro strutture circolari, le gonadi, che formano una struttura a forma di quadrifoglio, caratteristica che le dà il nome comune della specie. E' urticante con i corti e sottili tentacoli che scendono dal bordo dell'ombrello, inoltre ha quattro braccia più spesse che partono dal centro dell'ombrello, negli individui più anziani.

Aurelia Aurita 
Aurelia Aurita 

Chrysaora hysoscella 

La Chrysaora hysoscella o medusa bruna appartiene alla famiglia Pelagiidae. Altro nomignolo è medusa compasso per le decorazioni a forma di V sull'ombrello, ed è presente sia nell'oceano Atlantico che nel Mar Mediterraneo. Non si tratta di una specie esclusivamente costiera, infatti è più facile da incontrare in mare aperto. La si può trovare negli acquari come ornamento ed è poco urticante: il contatto con i tentacoli provoca dermatiti con prurito e bruciore, che si manifestano entro 20 minuti dal contatto. 

Chrysaora hysoscella
Chrysaora hysoscella

Drymonema dalmatinum

La Drymonema dalmatinum è la medusa più grande nel Mediterraneo: l'ombrello può raggiungere anche 2 metri di diametro. Ed è molto rara: dopo 10 anni nell'Alto Adriatico sono stati avvistati tre esemplari. La Drymonema dalmatinum è molto urticante. 

Una super medusa
Una super medusa

Physalia physalis

Chiudiamo con la più pericolosa la Physalia physalis o Caravella Portoghese, che ha fatto la sua appariozione negli ultimi anni al largo di Sicilia, Sardegna e Calabria. E' un celenterato marino e per il suo aspetto viene spesso scambiata per una medusa, ma è in realtà un sifonoforo: non si tratta di un singolo organismo pluricellulare, ma dell'aggregazione di individui specializzati di quattro tipi diversi, chiamati zooidi, collegati e fisiologicamente integrati tra loro. I suoi tentacoli sono capaci di punture molto dolorose e pericolose per l'uomo: sono oltre dieci i tipi di veleno di cui sono colme le nematocisti nei tentacoli della caravella portoghese, e ciascun tipo di veleno è caratterizzato da un suo colore (per alcuni non sono ancora conosciuti rimedi). Particolare molto pericoloso: i tentacoli di 10 metri (Ma possono arrivare anche a 50 metri) restano attivi e velenosi anche dopo che si sono staccati.

Physalia physalis, la caravella portoghese, un sifonoforo che somiglia alle meduse
Physalia physalis, la caravella portoghese, un sifonoforo che somiglia alle meduse