Martedì 23 Aprile 2024

Medici in fuga dall’Italia, oltre diecimila in 10 anni

Lo Stato spende 150mila euro per formarli ma non sa trattenerli: all’estero stipendi doppi

Protesta dei medici

Protesta dei medici

Roma, 2 febbraio 2019 - Stipendi raddoppiati o, in alcuni casi, addirittura triplicati, casa disponibile, viaggi in Italia rimborsati, idem per i corsi di lingua, formazione continua e molte altre agevolazioni e benefit. Difficile dire di ‘no’ per un giovane medico italiano che dopo undici anni di studi e sacrifici guadagna tra i 2000 e i 2300 euro netti al mese, con stipendi di fatto bloccati dal 2010. Da specializzando appena 1700. E così il talent scout straniero ‘a caccia’ di camici bianchi da portare in Nord Europa ha il gioco facile: incontra il possibile candidato in congressi o convegni, entra in contatto con il professionista con un punteggio di laurea e specializzazione migliore e poi gli fa un’offerta irrifiutabile.

È così che molti giovani professionisti italiani prendono il volo per Inghilterra, Francia, Germania, Olanda ma anche Stati Uniti. In dieci anni, dal 2005 al 2015, oltre diecimila medici hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero. E il danno per il Belpaese è doppio, considerando che per formarne uno lo Stato spende 150mila euro. Così il Sistema sanitario nazionale rischia di impoverirsi o di non poter più fare fronte alle necessità dei cittadini. 

"La situazione è drammatica, lo diciamo da otto anni e nessuno ci ha ascoltato, le condizioni sono diventate difficili perché il personale medico è diventato il bancomat con cui sono stati affrontati i problemi di bilancio delle aziende sanitarie» spiega Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed. L’allarme sulla carenza dei medici nelle strutture pubbliche per i prossimi cinque anni è già stato lanciato da tutte le associazioni di categoria ma il problema, sottolinea Palermo, non si risolverà togliendo il numero chiuso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, anzi in questo modo si aggraverà. «Abbiamo già 10 mila laureati che sono in un limbo formativo perché per lavorare non bastano laurea e abilitazione è necessaria – spiega – la specializzazione o il corso di formazione per diventare medico di base ed è proprio in questo segmento che l’offerta è sotto dimensionata. Siamo davanti a un imbuto formativo nel quale finiscono 2 mila medici ogni anno, se viene tolto il numero programmato si dilaterà ancora».

Un colpo ulteriore agli organici di ospedali e Asl sarà poi sferrato dall’accelerazione delle uscite con la riforma pensionistica della quota 100. Peraltro anche sotto il profilo pensionistico il sistema italiano non incoraggia i ricongiungimenti, per cui la scelta di chi ha deciso di andare all’estero diventa irreversibile. 

E’ il Veneto, dove già mancano 1300 medici ospedalieri, una delle Regioni più colpite dal fenomeno visto che «un giovane medico su cinque» spiega Michele Valente, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Vicenza, va a lavorare all’estero. Insieme al Veneto il Piemonte e in parte minore altre regioni del Nord. Dai primi approcci si passa ai colloqui, poi al breve soggiorno nella città con visita alle strutture, e infine alle offerte di benefit come la casa o un tutor che si occupa di tutte le questioni burocratiche, nel Paese straniero e in Italia. «In Francia – conclude Valente – il medico di famiglia percepisce 30 euro per ogni visita a domicilio e in un ospedale pubblico come primo stipendio si prendono 5.500 euro al mese».