Martedì 16 Aprile 2024

Covid, medici-guru e mix di farmaci. La rete delle terapie web

La piattaforma Ippocrateorg ha 70mila seguaci ma non è l’unica del genere. Vengono prescritte invermectina e clorochina che sono state bocciate dall’Aifa

Una manifestazione per la terapia domiciliare precoce

Una manifestazione per la terapia domiciliare precoce

Da una parte il Covid che avanza portando i pazienti che seguono il protocollo nazionale in ospedale con complicazioni e rischio di morte, dall’altra il virus che, grazie alle terapie domiciliari precoci, viene combattuto dal corpo e scompare. Un’immagine d’effetto sotto la quale campeggia la scritta "Cosa scegli? Non avere paura e informati". È così che dalla pagina Facebook del portale Ippocrateorg i malati vengono attratti nella rete dei medici volontari. La stessa alla quale si era affidato il paziente no-vax morto a Ferrara. E sebbene tra i quasi 70mila seguaci social dell’associazione ci sia chi comincia a sollevare dei dubbi sull’efficacia delle cure proposte – e delle quali i pazienti si assumono tutti i rischi firmando una liberatoria on line – per ora sull’accaduto tutto tace.

Definita dal suo fondatore e presidente, Mauro Rango, cooperante italiano attivo in Africa, "un laboratorio per smontare scientificamente i progetti manipolatori, per rivendicare la neutralità nella pratica medica, nella ricerca e sperimentazione scientifica, e per combattere i conflitti d’interesse esistenti e futuri", Ippocrateorg offre un protocollo di cure domiciliari alternative che promette di stroncare il Covid sul nascere. Cure rigorosamente ‘off-label’, ovvero basate sull’utilizzo di farmaci già registrati e approvati, ma per indicazioni terapeutiche diverse rispetto a quelle per cui vengono invece prescritti, che sono state addirittura oggetto di un recente convegno promosso dalla Lega al Senato.

Nel dettaglio la cura domiciliare prescritta online dai medici di Ippocrateorg prevede l’assunzione di idrossiclorochina, colchicina e ivermectina con, in alcuni casi, l’aggiunta di anticoagulanti e corticosteroidi. Divenuta famosa nei primi mesi della pandemia, quando alcuni studi ne hanno incoraggiato l’utilizzo scatenando una caccia al Plaquenil nelle farmacie, l’Idrossiclorochina – un antireumatico indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide, del lupus eritematoso e della malaria – figura, attualmente, nella categoria dei farmaci non raccomandati dall’Aifa per il trattamento del Covid-19. "L’utilizzo di clorochina o idrossiclorochina – spiega l’Aifa – non è raccomandato né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione. Gli studi clinici randomizzati ad oggi pubblicati concludono per una sostanziale inefficacia del farmaco a fronte di un aumento degli eventi avversi, seppure non gravi". Risultati deludenti riguardo all’efficacia delle colchicina hanno, allo stesso modo, portato a interrompere diverse sperimentazioni avviate sull’utilizzo di questo antinfiammatorio per il trattamento del Covid.

Nel protocollo figura, infine, la famigerata Ivermectina, oggetto a fine agosto di un duro attacco da parte della Food and Drug Administration volto ad arrestare la diffusione di questo antielmintico, usato per uccidere i vermi parassiti intestinali soprattutto in ambito veterinario (in Italia l’uso umano è stato autorizzato solo lo scorso maggio). In Europa l’uso dei medicinali a base di questo principio attivo non è autorizzato per il Covid-19 e l’Ema, dopo aver esaminato le ultime evidenze sull’uso di Ivermectina per la prevenzione e il trattamento di Covid-19, ha concluso che "i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici ben progettati".