La Calabria assume medici cubani. Sanitari in rivolta: "Uno schiaffo"

Contratto per 500 camici bianchi. Il governatore: senza personale gli ospedali rischiano di chiudere. I sindacati non ci stanno. "Poco rispetto per i professionisti italiani, noi sottopagati e precarizzati"

Il momento della firma dell’intesa Calabria-Cuba

Il momento della firma dell’intesa Calabria-Cuba

Catanzaro, 18 agosto 2022 - Cuba sbarca in Calabria. Non per ammirare le sue bellezze turistiche, da Tropea all’Arcomagno di San Nicola Arcella, ma per dare ossigeno al sistema sanitario da tempo al collasso. E così il governatore calabrese, Roberto Occhiuto, annuncia l’arrivo di un contingente (fino a 497) di medici da Cuba per rimettere in sesto ospedali e ambu latori.

Il ricorso ai quasi cinquecento camici bianchi castristi, secondo il "numero uno" di Viale Europa, serve per evitare di chiudere gli ospedali della Calabria. Già a settembre, se non arrivano i rinforzi dall’isola caraibica, alcuni nosocomi dovranno appendere il cartellino: chiuso per mancanza di personale. In molti reparti, infatti, c’è in servizio un solo dottore, che si sottopone a turni massacranti per non lasciare vuota la struttura. All’ospedale di Polistena, per esempio, si rischia lo stop a un reparto ogni settimana per l’impossibilità di fare i turni e già sono stati interdetti i punti di primo intervento di Palmi, Oppido Mamertina e Scilla. E così altri ospedali come Rossano o Corigliano, mentre a Paola la carenza di medici è ormai al 60% e a Cetraro manca il personale medico per la tac.

"I nostri concorsi per assunzioni a tempo indeterminato – ricorda il governatore – sono andati deserti; abbiamo assunto tutti gli specializzandi fino al terzo anno che si potevano assumere, ricorrendo alle opportunità offerte dal decreto Calabria. E comunque non è stato sufficiente. Con l’opportunità di ricorrere ai medici cubani abbiamo scelto, per primi, una strada alternativa". Un’urgenza scaturita da 12 anni di commissariamento della sanità calabrese e dal blocco del turn over per il rientro dal debito sanitario: il risultato è un disastro che sta sotto gli occhi di tutti e viene pagato dagli ammalati.

La Regione ha, quindi, deciso di sottoscrivere un patto con la Csmc (Comercializadora de Servicios Médicos Cubanos), partendo dal fabbisogno di personale registrato dalle Aziende sanitarie e dalle unità di servizio. Mancano 2.409 dottori da distribuire nelle diverse discipline e aree mediche (in Italia c’è una carenza di 40mila). Per ogni medico, la Regione Calabria corrisponderà a Csmc un gettone da 3.500 euro al mese, compenso che sarà pagato ogni trimestre. Per via dell’embargo degli Stati Uniti nei confronti di Cuba in nessun caso verranno effettuati bonifici in dollari statunitensi, né verranno utilizzate banche statunitensi con sede o meno negli Stati Uniti. Sempre per restare sul piano dei costi, la Regione corrisponderà "a ciascun operatore sanitario che presterà servizio presso le Aziende sanitarie nazionali l’importo forfettario netto mensile di 1.200 euro, a copertura delle spese di mantenimento" e si farà carico di due viaggi Italia-Cuba, andata/ritorno, all’anno. Ogni medico cubano, dice Occhiuto, "costerà 4.700 euro al mese, si consideri che la spesa aziendale per ciascun medico italiano è di 6.700 euro". Se si dovesse arrivare a utilizzare effettivamente 497 medici cubani l’esborso sarebbe di oltre 2,3 milioni di euro al mese ( in teoria, circa 28 milioni all’anno, sempre nell’ipotesi di un utilizzo a pieno organico).

L’iniziativa del governatore non poteva non suscitare reazioni e polemiche. Anaao Assomed e Anaao Giovani "esprimono totale disappunto e sconcerto rispetto all’accordo", mentre il segretario nazionale della Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti-Fismu, Francesco Esposito, parla di una "trovata agostana e di una operazione di dubbia legittimità. Uno schiaffo ai professionisti italiani". Se il governo regionale "smettesse di precarizzare e sottopagare i medici calabresi avremmo una adeguata pletora medica nella nostra regione".