Maxi-lancio di rifiuti, lo spazio è una pattumiera

La Stazione internazionale Iss sgancia tre tonnellate di detriti in un’orbita sempre più affollata. E aumentano i rischi per gli astronauti

Maxi-lancio di rifiuti, lo spazio è una pattumiera

Maxi-lancio di rifiuti, lo spazio è una pattumiera

di Roberto Di Meo

C’è una discarica tra le stelle. Una grande Malagrotta incontrollata che rende sempre più pericolosi i viaggi degli astronauti. È di queste ore la notizia che la Iss, la Stazione spaziale internazionale, ha scaricato verso il nostro pianeta il più grande cassonetto di spazzatura spaziale mai entrato in orbita terrestre. Sono 48 batterie al nichel-idrogeno per un peso complessivo di 2,9 tonnellate.

Si tratta di una manovra programmata, la Nasa ha spiegato che la spazzatura resterà in orbita da due a quattro anni prima di scendere di orbita e bruciare in atmosfera. La spazzatura spaziale è un problema per i viaggi degli astronauti e costituisce un serio pericolo.

Ogni volta che parte un’astronave viene monitorata la traiettoria per evitare pericolosi impatti. Gli oggetti vaganti nello spazio viaggiano, alla velocità di 28mila chilometri orari, su diverse orbite che vanno dalla più bassa, tra i 200 e i 2mila chilometri, a quella geostazionaria di 36mila chilometri. Dai monitoraggi effettuati, ci sarebbero 20mila detriti (satelliti, ormai morti, grandi come un vagone); più di 600mila pezzi che vanno da uno a dieci centimetri e qualche centinaio di milioni inferiori al centimetro, come scaglie di vernici, bulloni e altre particelle. Fra le curiosità galleggiano nello spazio anche un guanto di un astronauta della Gemini 4, perso durante una passeggiata spaziale, e la macchina fotografica di Michael Collins che gli sfuggì di mano durante la missione Gemini 10.

L’inventario dei detriti spaziali viene costantemente tenuto dal Norad, l’Usa Space Commander di Colorado Springs. Ma si può rimediare a tutto questo? Per ripulire l’orbita terrestre da questa spazzatura sono in corso diversi studi ma la soluzione non è semplice.

Tanto per rimanere in tema di pericolosità, il 12 marzo del 2009, la Nasa ordinò l’evacuazione degli astronauti della Iss, che si rifugiarono sulle capsule di salvataggio perché si stava avvicinando un minaccioso detrito che poteva colpire l’astronave. Fortunatamente quell’oggetto la sfiorò facendo rientrare l’allarme.

Un altro allarme serio lo abbiamo vissuto noi italiani alla fine di settembre del 2011, quando alcuni grossi frammenti del satellite Uars, del peso di 6,5 tonnellate, potevano precipitare nel nord del nostro Paese.

Furono mobilitati Protezione Civile, vigili del fuoco, forze dell’ordine e fu detto alla popolazione di evitare luoghi aperti e i piani alti in caso di possibile impatto. Poi, nelle prime ore del 24 settembre, l’allarme rientrò perché Uars sorvolò la nostra Penisola ma si schiantò nell’oceano Pacifico.

Dal pianeta Terra, proprio per evitare tragedie, il monitoraggio degli Space Debris è continuo, 24 ore su 24. Il loro movimento è costantemente seguito, come detto, dai radar e telescopi del Norad, il comando americano per la difesa aero-spaziale e dall’Agenzia spaziale europea. Di ogni rifiuto di dimensioni rilevabili si conosce l’orbita, ma il problema resta per quelli di minime dimensioni, veri e propri proiettili vaganti. Proprio per questi motivi la pulizia dello spazio è diventato un impegno internazionale da risolvere al più presto.