Mafia, colpo ai fiancheggiatori di Messina Denaro. Intercettazioni choc

Operazione della Dia contro le famiglie di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Fermati anche due cognati del boss. Intercettazioni, il piccolo Di Matteo sciolto nell'acido: "Riina fece bene". Messina Denaro era nascosto in Calabria

Presi boss vicini a Matteo Messina Denaro (Lapresse)

Presi boss vicini a Matteo Messina Denaro (Lapresse)

Roma, 19 aprile 2018  -  Continua senza tregua la caccia al capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. Oggi polizia, Carabinieri e Direzione investigativa antimafia (Dia) hanno eseguito un blitz in provincia di Trapani contro una rete di boss e fiancheggiatori vicini a Messina Denaro. Nel mirino le famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna (Trapani). Il provvedimento di fermo della Dda di Palermo ha riguardato 21 presunti affiliati ai clan mafiosi.

Le accuse dell'inchiesta denominata "Anno zero" nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni. Tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. Destinatario del ventiduesimo fermo, non eseguito, almeno non ancora, è quello del superlatitante Messina Denaro.

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Le indagini, che hanno poi fatto scattare il blitz di oggi, avevano portato a conoscenza degli investigatori dell'esistenza di una rete utilizzata dal capo di Cosa nostra per lo smistamento dei 'pizzini' che contenevano i suoi ordini agli affiliati. L'operazione di polizia conferma il ruolo di vertice di Messina Denaro sulla provincia di Trapani, e mette in luce la figura del cognato, diventato reggente del mandamento di Castelvetrano in seguito all'arresto di altri familiari. 

Gli agenti grazie ad operazioni sul campo come pedinamenti, appostamenti e intercettazioni hanno evidenziato come Cosa nostra eserciti ancora un controllo capillare del territorio e come ricorra sistematicamente alle intimidazioni per controllare i suoi affari.

PARENTI AI VERTICI - Due cognati del latitante sono tra i fermati. Matteo Messina Denaro ha messo alla guida di affari e gestione delle attività illecite parenti. Un vincolo mafioso che coincide con quello familiare. E' quanto scoperto dall'inchiesta della Dda di Palermo. Al vertice delle cosche c'è il cognato del capomafia Filippo Guttadauro, secondo in gerachia c'è il fratello Salvatore Messina Denaro, quindi il cognato Vincenzo Panicola e il cugino Giovanni Filardo. Poi ruoli di vertice anche per il cugino acquisito Lorenzo Cimarosa, poi pentitosi, per la sorella, Patrizia Messina Denaro, e per i nipoti Francesco Guttadauro e Luca Bellomo. 

MESSINA DENARO COME PADRE PIO - "Vedi, una statua gli devono fare... una statua... una statua allo zio Ciccio che vale. Padre Pio ci devono mettere allo zio Ciccio e a quello accanto... Quelli sono i Santi". Così alcuni dei mafiosi fermati a marzo scorso parlavano, intercettati, di Matteo Messina Denaro e del padre Francesco, capomafia di Castelvetrano morto nel 1998. 

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"BIMBO SCIOLTO NELL'ACIDO. RIINA HA FATTO BENE" - "Allora ha sciolto a quello nell'acido, non ha fatto bene? Ha fatto bene". Sono le parole di uno dei mafiosi fermati intercettati dalla dda di Palermo. L'uomo si riferisce alla tragica vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, rapito, tenuto sotto sequestro per 779 giorni, ucciso e sciolto nell'acido per indurre il padre a ritrattare.  L'intercettazione risale al 19 novembre del 2017. "Se la stirpe è quella... suo padre perché ha cantato?", conviene l'interlocutore. Poi il mafioso esalta la decisione di Riina di eliminare il bambino di soli 13 anni, che trova una giusta ritorsione rispetto al pentimento del padre, colpevole di avere danneggiato Cosa nostra. "Ha rovinato mezza Palermo quello... allora perfetto".  L'inerlecutore aggiunge: "Il bambino è giusto che non si tocca  però aspetta un minuto ... perché se no a due giorni lo poteva sciogliere ... settecento giorni sono due anni ... tu perché non ritrattavi tutte cose? Se tenevi a tuo figlio, allora sei tu che non ci tenevi". "Giusto! perfetto!...e allora ... fuori dai coglioni - gli fa eco l'altro.

RISCHIO GUERRA DI MAFIA - Nell'ordinanza dell'imponente operazione "Anno zero" si legge: "Un pericolosissimo contesto, idoneo, come la tragica storia di Cosa nostra insegna, a scatenare reazioni cruente contrapposte, e quindi dare il via ad una lunga scia di sangue". Quindi una situazione ai limiti, che avrebbe potuto portare a una nuova guerra di mafia. Una tensione cresciuta dopo l'omicidio di Giuseppe Marcianò, genero del boss di Mazara del Vallo, Pino Burzotta, ucciso il 6 luglio 2017. Un fatto di sangue che avrebbe potuto far esplodere una faida già in corso. Secondo la Dda a partire dal 2015 "si registra un lento progetto di espansione territoriale da parte della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, che ha riguardato anche il territorio di Castelvetrano, divenuto vulnerabile a causa della mancanza su quel territorio di soggetti mafiosi di rango ancora in libertà, e dalla mancata reazione, scelta da Messina Denaro che, nonostante gli arresti dei suoi uomini di fiducia e dei suoi più stretti familiari, non autorizzò omicidi e azioni violente, come invece auspicato da buona parte del popolo mafioso di quei territori". A Marcianò la critica di questo comportamento costò la vita.

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MESSINA DENARO ERA NASCOSTO IN CALABRIA - "Era in Calabria ed è tornato". Lo ha rivelato, senza sapere di essere intercettato, uno degli arrestati nel blitz disposto dalla Dda di Palermo. L'intercettato ha anche aggiunto che il padrino di Castelvetrano avrebbe incontrato "cristiani" (persone ndr). Nella conversazione ascoltata dagli investigatori i due commentano il contenuto di un pizzino in cui ci sarebbero state scritte le decisioni del latitante su alcuni temi. Ma il biglietto non è stato trovato, infatti Messina Denaro ordinava ai suoi di distruggere sempre i pizzini. L'inchiesta evidenzia i continui contati con i suoi uomini da parte del boss latitante. "Nel bigliettino è scritto lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso quello ha detto". Il dialogo fa emergere le lamentele della madre di Messina Denaro per l'assenza del figlio. "La madre di Matteo ... che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere .. vorrei vedere a te. Non gli interessa niente di nessuno".