Martedì 23 Aprile 2024

Mattarella grazia tre condannati per omicidio. Due uccisero la moglie malata di Alzheimer

Il presidente firma l'atto di clemenza per tre uomini, tutti sugli 80 anni e in precarie condizioni di salute. Il terzo sparò al figlio tossicodipendente al culmine di una lite

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ImagoE)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ImagoE)

Roma, 15 febbraio 2019 - Mattarella concede la grazia a tre condannati per omicidio. Il Presidente della Repubblica ha firmato tre decreti per altrettante persone, tutte sugli 80 anni, che hanno ucciso un loro parente per disperazione: Franco Antonio Dri, Giancarlo Vergelli, e Vitangelo Bini. Drì, 78 anni, scontava una pena di sei anni per aver sparato al figlio tossicodipendente al culmine di una lite nel 2015. Vergelli, 88 anni, era stato condannato per aver ucciso la moglie malata di Alzheimer. Storia analoga quella di Vitangelo Bini, 89 anni, anch'egli in carcere per l'omicidio della moglie affetta dallo stessa malattia.

Una nota del Quirinale spiega che gli atti di clemenza individuale hanno riguardato il residuo della pena della reclusione ancora da espiare (circa tre anni e sei mesi per Dri, cinque anni e sei mesi per Vergelli e cinque anni e otto mesi per Bini). Inoltre, nel valutare le domande di grazia, il capo dello Stato ha tenuto conto dell'età avanzata dei condannati e delle precarie condizioni di salute dei medesimi, dei pareri favorevoli espressi dalle autorità giudiziarie nonché delle eccezionali circostanze in cui sono maturati i delitti, evidenziate anche nelle sentenze di condanna. Il ministro della Giustizia, a conclusione della prevista istruttoria, aveva formulato avviso non ostativo. Gli atti di clemenza sono previsti dall'art. 87 comma 11 della Costituzione.

FRANCO DRI' - La grazia conclude la vicenda giudiziaria di Franco Drì, cominciata a Fiume Veneto (Pordenone) nel 2015 quando l'uomo sparò al figlio Federico, di 47 anni, tossicodipendente, al culmine dell'ennesima lite, un colpo di pistola al petto, uccidendolo. L'anziano, non in perfetto stato di salute, era stato condannato in appello a una pena di oltre sei anni, che ha già in parte scontato. I cittadini di Fiume Veneto avevano avviato una petizione per sostenere la richiesta di grazia al Presidente, raccogliendo oltre mille firme. Anche la moglie e l'altro figlio di Drì avevano chiesto in una lettera che fosse concessa la grazie. 

GIANCARLO VERGELLI - Vergelli, di 88 anni, era stato condannato in 22 febbraio 2016 a 7 anni e 8 mesi per aver ucciso la moglie 88enne malata di Alzheimer a Firenze, nella casa di borgo Pinti, il 22 marzo 2014. L'anziano strangolò la moglie con una sciarpa e rimase accanto al cadavere circa un'ora, poi andò a costituirsi dalla polizia dicendo agli agenti "Non ce la faccio più" e spiegando di non reggere a un repentino aggravamento della malattia della moglie. 

VITANGELO BINI - Storia analoga quella di Vitangelo Bini, 89 anni, che doveva scontare una condanna, confermata in Cassazione, a 6 anni e 6 mesi per l'omicidio della moglie, anch'essa  era malata di Alzheimer. L'uomo la uccise per non vederla più soffrire. L'omicidio risale all'1 dicembre 2007. Bini, per 35 anni vigile urbano a Firenze, fino ad allora aveva assistito in casa la moglie Mara Tani malata da 12 anni di Alzheimer. Ma poi diventò necessario ricoverarla in una struttura sanitaria, a Prato. L'uomo, quando apprese del peggioramento delle condizioni della moglie e della sua ulteriore sofferenza nell'ospedale, prese una pistola dalla sua collezione di armi e la raggiunse nel reparto di degenza uccidendola con tre colpi.