Mercoledì 24 Aprile 2024

Mattarella e l’anniversario di Capaci: “La mafia è un cancro, un’organizzazione di criminali senza onore”

Il presidente della Repubblica ricorda la strage in cui perse la vita Giovanni Falcone: “I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia”

Sergio Mattarella

Sergio Mattarella

Roma, 23 maggio 2023 - "Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, un'organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel giorno del trentunesimo anniversario della strage di Capaci. "L'azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione - ha sottolineato il capo dello Stato -. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire".

"Il 23 maggio di trentuno anni fa - ha ricordato Mattarella - lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D'Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia".

"La mafia li ha uccisi - ha detto ancora Mattarella - ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un'etica condivisa".

Meloni: “Impegno instancabile contro la mafia”

“Trentuno anni fa ero una quindicenne, sconvolta dall'efferatezza di quella stagione di stragi mafiose. Scelsi di impegnarmi in politica perché lo vidi come lo strumento più utile per fare qualcosa, per non rimanere con le mani in mano. L'ultimo arresto quello di Matteo Messina Denaro è la testimonianza dell'impegno instancabile di tanti uomini e donne delle Istituzioni”, questo il messaggio di Giorgia Meloni letto nella cerimonia che commemora la strage di Capaci. La premier ha sottolineato come “il dolore provocato da quegli omicidi sia indelebile”. Meloni stamattina ha deposto una corona d’alloro nel parco intitolato ai giudici Falcone e Borsellino nel quartiere della Montagnola, a Roma. Alla cerimonia erano presenti il ministro della Giustizia Nordio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano, il sottosegretario all'Interno Prisco, il presidente della Regione Lazio Rocca, il prefetto di Roma Giannini e il vicesindaco di Roma Scozzese.

Piantedosi a Palermo

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è a Palermo. Dopo il suo arrivo all'aeroporto, una corona di alloro è stata posta davanti alla stele di Capaci che ricorda l'attentato del 23 maggio del '92 in cui furono uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Alla cerimonia di commemorazione erano presenti il capo della polizia Vittorio Pisani, il prefetto Francesco Messina, direttore centrale Anticrimine della Polizia, il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, il questore di Palermo Leopoldo Laricchia e la vedova del caposcorta di Falcone, Tina Montinaro.

All'apertura simbolica del cantiere della sede in cui sorgerà il Museo del presente e della memoria della lotta alle mafie Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Piantedosi ha riparlato dell'arresto di Matteo Messina Denaro e della nuova storia nella lotta alla mafia: "L'arresto di Matteo Messina Denaro ha significato la chiusura di una pagina della nostra storia, quella stragista. Adesso è cominciata un'altra storia. La battaglia prosegue, la mafia si è evoluta, ha cambiato il suo modo di agire. L'importanza del ruolo Stato e delle sue istituzioni è anche quella di adattarsi a questo mutare della mafia e non retrocedere. Come ha detto Falcone, la mafia è un fenomeno umano e come tale è destinato a finire".