Massacrato a coltellate dall’ex della fidanzata

L’agguato al 18enne in un vecchio mulino dove si era appartato con la ragazza. Il killer infierisce con venti fendenti all’addome

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di Chiara Pozzati

"Per favore potete mandare un’ambulanza? Siamo a Parma, in via Volturno, vicino al cavalcavia della ferrovia". La voce che chiama il 118, nervosa, impaurita, è quella di Patrick Mallardo, 19 anni. L’assassino. Passa meno di un minuto e si fa vivo di nuovo: "Potete mandarne un’altra? È per la mia ex: ha un taglio sulla mano, sanguina. C’è stato un accoltellamento su un divanetto". Parole sconnesse, brandelli di verità: così gli operatori sanitari scoprono l’omicidio che si è consumato la notte tra martedì e ieri, in un ex mulino, nella primissima periferia di Parma.

Nell’edificio fatiscente, immerso in una pozza di sangue, i soccorritori trovano il corpo senza vita di Daniele Tanzi, 18 anni, di Casalmaggiore (Cremona). L’addome martoriato da una raffica di fendenti, almeno 20 colpi, da un coltello a lama lunga che verrà scovato dai vigili del fuoco in un canale.

Assieme al cadavere di Tanzi, c’è una coppia di parmigiani di 19 anni: Mallardo – che ha chiamato i soccorsi – e lei ferita lievemente e in stato di choc. Volontari e medici, una calma sovrumana, riescono a convincere il giovane a rispondere alle domande e lo trattengono a parlare fino all’arrivo della polizia. Gli agenti della squadra mobile accorrono assieme alle tute bianche della scientifica e ai vigili del fuoco. Dopo un interrogatorio fiume in questura, il 19enne crolla e confessa di aver ucciso Tanzi.

Per gli investigatori sarebbe la gelosia il movente dell’omicidio del 18enne originario di Foggia, ma trasferitosi nel Cremonese da anni, che non ha visto l’alba di ieri. Secondo una prima ricostruzione, Tanzi e la ragazza – una parrucchiera di Parma – si trovavano al primo piano dell’edificio, probabilmente per un incontro romantico. Poi l’agguato, con l’ex della giovane che avrebbe fatto irruzione e si sarebbe scagliato contro il 18enne come una furia. A quel punto è spuntata la lama. Uno, due, venti colpi e più per rovesciare tutta la rabbia, scaturita molto probabilmente dall’incapacità di accettare la relazione arrivata al capolinea. Ancora da chiarire fino in fondo il ruolo della ragazza, che ha assistito alla scena.

Poco distante dall’edificio, è stata rinvenuta una busta di plastica, con alcuni indumenti puliti e bottiglie d’acqua. Proprio questo avrebbe acceso i sospetti degli inquirenti che non escludono la premeditazione. Il 19enne, assieme alla ragazza, ha passato ore negli uffici della questura. In un primo momento avrebbe tentato di sviare i sospetti parlando di un fantomatico sconosciuto, con un cappuccio calato sul capo e fuggito prima dell’arrivo dei soccorsi. Una versione raffazzonata, piena di ombre che, con lo scorrere delle ore, si è tramutata in una confessione piena.