Massacra a martellate moglie e figlia Il delirio del designer: li ho uccisi tutti

Ha colpito anche l’altro figlio: gravissimo. La donna voleva separarsi e il 57enne diceva di essere in crisi col lavoro

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di Andrea Gianni

SAMARATE (Varese)

Il geometra Alessandro Maja, sdraiato a terra e coperto di sangue, in mutande, pronunciava frasi sconnesse: "Li ho uccisi tutti, bastardi". Una scena dell’orrore – sotto gli occhi dei vicini di casa che ieri mattina per primi hanno chiamato i soccorsi in una villetta da "Mulino bianco", per citare le parole usate da diversi conoscenti per descrivere la famiglia. Il giardino perfettamente curato, con le rose fiorite e le siepi potate. Una pianta di limone dipinta sul muro esterno, accanto al garage con parcheggiata davanti una Nissan Qashqai seminuova. Nella villetta di due piani in via Torino a Samarate, zona residenziale del paese di 16mila abitanti a poca distanza dall’aeroporto di Malpensa, era appena andata in scena una tragedia. All’interno i cadaveri di Stefania Pivetta, casalinga di 56 anni, e della figlia 16enne, Giulia, studentessa al liceo scientifico. Il figlio, Nicolò, 23 anni, in gravi condizioni ma ancora vivo. Ora il giovane, che sogna di diventare pilota d’aereo, è ricoverato all’ospedale di Varese.

A compiere la strage è stato il 57enne Alessandro Maja, che ha massacrato la moglie sul divano e i figli nella loro camera da letto, usando probabilmente un martello dopo averli sorpresi nel sonno. Poi ha cercato di togliersi la vita, ferendosi forse con un trapano trovato attaccato alla presa della corrente. Nei suoi deliri avrebbe anche inscenato un tentativo di darsi fuoco. I carabinieri lo hanno arrestato: omicidio volontario e tentato omicidio, ora è piantonato all’ospedale di Monza. Davanti ai militari e al pm di Busto Arsizio, Carlo Alberto Lafiandra, si è avvalso della facoltà di non rispondere, senza per ora fornire chiarimenti su un movente ancora al vaglio di investigatori e inquirenti, coordinati dal procuratore Carlo Nocerino. Scavando dietro la facciata di una "famiglia perfetta" emergono i problemi, che hanno portato Stefania Pivetta a rivolgersi a un legale, l’avvocato Stefania Gagni, perché aveva intenzione di separarsi dal marito. Decisione che non sarebbe legata a maltrattamenti o violenze in famiglia. Nessuna denuncia alle spalle, e neanche segnalazioni ai servizi sociali del Comune o ai centri anti violenza della zona. Alessandro Maja, secondo testimonianze, stava attraversando un periodo difficile anche per problemi economici legati all’attività del suo studio a Milano, noto nel settore dell’interior design, specializzato in bar e ristoranti. "È un mostro – dice Mirko Pivetta, fratello della vittima – deve pagare per quello che ha fatto". La furia omicida si è scatenata su un territorio già colpito nel 2022 da due tragedie familiari. L’anno nero per il Varesotto si è aperto lo scorso primo gennaio, quando Davide Paitoni ha ammazzato nella sua casa a Morazzone il figlio di 7 anni, Daniele. Poi ha cercato di uccidere la moglie, dalla quale si era separato. L’omicidio del bambino si è consumato dopo che Paitoni aveva ottenuto dai magistrati un incontro, mentre si trovava ai domiciliari per aver aggredito un collega. I giudici lo avevano giudicato socialmente non pericoloso e non avevano impedito i contatti col figlio. Meno di tre mesi dopo, un nuovo orrore a pochi chilometri di distanza. Andrea Rossin ha ucciso nel sonno i figli di 13 e 7 anni, Giada e Alessio, a Mesenzana. Poi si è tolto la vita trafiggendosi con lo stesso coltello. Anche lui si era separato dalla moglie. Ieri la tragedia a Samarate, che ha avuto il suo epilogo sotto gli occhi di due vicine di casa, madre e figlia, che per prime hanno lanciato l’allarme, poco prima delle 7. "Ho sentito gridare ’aiuto’ e mi sono precipitata davanti alla casa dei vicini", racconta Manuela Ceriotti. "La porta era spalancata e ho visto Alessandro per terra in una pozza di sangue, gridava ’aiuto’. All’inizio ho pensato a una rapina". Dopo pochi istanti è accorsa anche la figlia, Chiara, che lo ha sentito pronunciare quella frase agghiacciante: "Li ho uccisi tutti, bastardi". E un particolare è rimasto scolpito nella memoria. "Aveva una voce tranquilla – conclude – sembrava quasi distaccato".