Mercoledì 24 Aprile 2024

Mascia Ferri: "Io, paracadutista più veloce del mondo"

"In picchiata come un falco a 400 all'ora. Ho paura solo sui tacchi"

La paracadutista Mascia Ferri

La paracadutista Mascia Ferri

Roma, 9 settembre 2019 - "La paura è un lusso che non mi posso permettere. Devo uscire dall’aereo con gioia, perché ogni tensione è un pericol"». A 418 km/h basta muovere una mano per ribaltarsi. Per questo Mascia sta ferma, si rilassa, e pensa: "Cielo, eccomi, prendimi". Mascia Ferri ha 51 anni e con la sua preghiera è arrivata in cima a tutte le classifiche dello Speed Skydiving, il paracadutismo di velocità. Titoli italiani, record mondiali, un lavoro all’Università La Sapienza. La donna più veloce del mondo è una sociologa romana, che ha le ali e un segreto: "Bisogna ricordarsi che questo sport è un gioco, perché se diventa la nostra vita, la perdiamo. Il cielo è più forte e ci frega".

Come funzionano le sue gare? "Ci lanciamo dall’aereo a 4.000 metri e in 24 secondi arriviamo a quota 1.700, dove s’inizia a rallentare, la parte più difficile. Vengono misurati i 3 secondi più veloci. Chi ha la media più alta vince". 

La sua supera i 400 all’ora. Che cosa si sente a quella velocità? "L’impatto con l’aria è violentissimo, un po’ come quello con l’acqua per i tuffatori. Dobbiamo tenera la posizione e cercare di penetrarla, come il falco pellegrino in picchiata. Poesia zero, è tutta tecnica, bisogna pensare esattamente a quello che si deve fare".

E l’emozione di volare, toccare le nuvole? "Le nuvole rallentano, sono un problema: quando ci entri dentro è come prendere a spallate un muro. Infatti sono piena di lividi. Non si svolazza nel vuoto, per questo preferiamo dire ‘saltare’. Il volo è un concetto un po’ romantico. La Speed invece si fa solo per vincere: è faticosa e pericolosa. O ce l’hai dentro oppure no".

Come l’ha scoperta? "Tre anni fa un amico mi ha invitata a provare. Non riuscivo a mettermi a testa in giù, che è fondamentale. Sono andata negli Stati Uniti a imparare. Così mi sono re-innamorata del paracadutismo: avevo appena ripreso dopo 11 anni e non capivo perché non mi divertisse più. Ho dato la mia vita per questo sport".

Quando ha iniziato? "Trent’anni fa. Mio padre pensava che fossero tutti fascisti, seppe che avevo trovato i soldi per il corso e mi disse che potevo pagarmi da sola pure gli studi. Sono andata a lavorare e mi sono iscritta all’Università a 25 anni. Poi però ho preso due lauree, due dottorati e un master".

Perché nella sua carriera sportiva ci sono due lunghe pause? "Ne ho avuta una di cinque anni, quando mi sono sposata. Non volevo perdere mio marito, avevo paura di morire".

La seconda fino al 2016. "Credevo di aver mollato per sempre (si commuove, ndr). Non pensavo che sarebbe arrivato il mio turno a 50 anni. Quando ho cominciato questo ambiente era molto gerarchico e maschilista. La maggior parte dei paracadutisti erano militari. Si parlava di sesso con un linguaggio troppo colorito. Le poche donne erano solo fidanzate di. Soffrivo per la discriminazione. Ma mi dicevo: arriverà il mio giorno…".

Eccolo: 15 agosto, record del mondo in caduta libera. Poi? "Sono tornata in ufficio, perché ho finito le ferie, le uso tutte per le gare. I weekend, tutti per gli allenamenti: viaggio otto ore per andare e tornare da Fano. Niente cosmetici, niente trucchi, sono la campionessa dei campioncini, quelli che regalano in profumeria. Lo stipendio mi serve per pagarmi i lanci, le trasferte, l’attrezzatura, la fisioterapia".

Totale? "Quindicimila euro all’anno. Mi sembra più straordinario questo dei record. Sono orgogliosa di essere in nazionale, ma occorre legiferare sul professionismo: l’ho scritto pure a Mattarella. Se potessi ridurre il lavoro sarei già a 500 chilometri all’ora. Eliminarlo, no: l’ufficio serve per mantenere l’equilibrio. Stare troppo in mezzo alle nuvole fa perdere la testa. E in questo sport non va bene".

Come studiosa è specializzata sull’opinione pubblica. Ha capito che cosa pensa di lei la gente? "Per le donne rappresento un ideale di libertà, mi ammirano. Agli uomini do proprio fastidio. La Speed non aiuta a rimorchiare. Però è il miglior psicanalista che esiste".

Ci spieghi. "Ti toglie dalla testa tutte le fisime. Se non apri il paracadute, muori: ad ogni lancio hai un secondo e mezzo per decidere. Quante persone scelgono di vivere dieci volte a weekend?".

Quindi non c’è proprio niente che le fa paura? "I tacchi. Le buche romane. Sono terrorizzata dagli infortuni. Basta una slogatura per buttare via una stagione intera. La velocità invece per me è normale. Le cose lente non mi interessano".

Quando smetterà? "Il giorno in cui preferirò andare in piscina piuttosto che a saltare. Nessuna donna ha mai praticato in modo continuativo la Speed, quindi non sappiamo se ci sono davvero delle differenze con gli uomini. Io penso di no, credo che sia solo questione di aerodinamicità. Vorrei essere quella donna che lo dimostrerà".