Mascherine al lavoro dopo il 30 giugno: obbligo Ffp2 in bilico. Le ultime notizie

La bozza del protocollo: dispositivo fortemente raccomandato, controllo delle temperature e ingressi scaglionati. Incentivi allo smart working, soprattutto per i fragili

Roma, 30 giugno 2022 - È il giorno cruciale per la proroga (o meno) dell'obbligo di mascherina al lavoro. Oggi i ministeri del Lavoro e della Salute hanno proposto alle parti sociali il protocollo per le misure anti Covid nelle aziende che dovrebbe valere fino al 31 dicembre. Il tavolo è stato aggiornato alle 17, ma già in queste ore è filtrata la bozza del provvedimento che al momento non parla di obbligo per l'utilizzo di mascherine Ffp2 nei luoghi di lavoro al chiuso. Se la bozza venisse confermata si andrebbe solo verso una forte raccomandazione, così come per il controllo della temperatura all'ingresso. La discussione è aperta e il nuovo incontro del pomeriggio è stato fissato per dare tempo alle parti sociali di confrontarsi sulle novità, così da giungere a una sintesi condivisa. Le aziende dovranno anche prevedere ingressi e uscite scaglionate quando possibile. Confermato l'incentivo allo smart working, con particolare riferimento ai lavoratori fragili. 

Mascherine al lavoro, cade l'obbligo. Cosa è stato deciso e l'attenzione ai fragili

Il ministro della Salute Roberto Speranza (Ansa)
Il ministro della Salute Roberto Speranza (Ansa)

La crescita dei contagi da Covid-19 "non peserà sulle decisioni del governo: sull'utilizzo della mascherina nei luoghi di lavoro al chiuso la posizione del governo rimmarrà la stessa, cioè quella di una forte raccomandazione", dichiara in mattinata il sottosegretario alla Salute Andrea a Costa a Radio Anch'io. "Introdurre l'obbligo è un passo indietro inopportuno: pensare a un impiegato che per 6 ore sta da solo in ufficio e lo obblighiamo a mettere la mascherina mi sembra anacronistico", aggiunge. 

La bozza del protocollo

"L'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo facciali filtranti FFP2 - si legge nel testo - rimane un presidio importante per la tutela della salute dei lavoratori ai fini della prevenzione del contagio, soprattutto nei contesti di lavoro in ambienti chiusi e condivisi da più lavoratori o aperti al pubblico o dove comunque non sia possibile il distanziamento interpersonale di un metro per le specificità delle attività lavorative. A tal fine, il datore di lavoro assicura la disponibilità di FFP2 al fine di consentirne ai lavoratori l'utilizzo nei contesti a maggior rischio".

Inoltre "l'accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali e di un tempo ridotto di sosta all'interno di tali spazi". Mentre "si favoriscono orari di ingresso/uscita scaglionati in modo da evitare assembramenti nelle zone comuni (ingressi, spogliatoi, sale mensa). Laddove possibile, occorre dedicare una porta di entrata e una porta di uscita da questi locali e garantire la presenza di detergenti segnalati da apposite indicazioni".

Il personale, prima dell'accesso al luogo di lavoro "potrà essere sottoposto al controllo della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore a 37,5 C, non sarà consentito l'accesso ai luoghi di lavoro. Le persone in tale condizione - nel rispetto delle indicazioni riportate in nota - saranno momentaneamente isolate e fornite di mascherina FFP2 ove non ne fossero già dotate, non dovranno recarsi al Pronto Soccorso e/o nelle infermerie di sede, ma dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni".

Infine, l'indicazione dello smart working: "Pur nel mutato contesto e preso atto del venir meno dell'emergenza pandemica, si ritiene che il lavoro agile rappresenti, anche nella situazione attuale, uno strumento utile per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19, soprattutto con riferimento ai lavoratori fragili, maggiormente esposti ai rischi derivanti dalla malattia".

Mascherine al chiuso

Nel frattempo, il dibattito sul ritorno dell'obbligo di mascherina al chiuso prosegue. Secondo il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta "il calo di attenzione generale e all'abolizione dell'obbligo delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso hanno determinato un netto aumento della circolazione" del virus. Fattori che hanno contribuito ai numeri che vediamo in questi giorni nei bollettini Covid. Nell'ultima settimana i dati ufficiali parlano di 55mila contagi al giorno, un numero "largamente sottostimato" per la Fondazione che chiede di reintrodurre l'obbligo di "mascherina nei locali al chiuso, specialmente se affollati o poco ventilati, e in grandi assembramenti anche all'aperto, ma anche somministrare subito a fragili e immunocompromessi la 4/a dose".

Il ritorno delle mascherne al chiuso viene auspicato anche dall'assessore alla Salute  del Lazio, Alessio D'Amato: "Lo abbiamo proposto al governo, spero che la valuti attentamente anche per salvaguardare la stagione turistica nel momento in cui ci sono decine di migliaia di casi a livello nazionale, significa che andranno in isolamento centinaia di migliaia di operatori della ristorazione e degli alberghi".