Roma, 21 aprile 2022 - A 10 giorni dalla scadenza dell'obbligo, la partita sulle mascherine al chiuso non è ancora chiusa. Se una parte del governo, rappresentata dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, è favorevole a passare alla semplice raccomandazione a partire dall'1 maggio, il ministro Roberto Speranza frena: "Bisogna tenere ancora alto il livello di attenzione", ha detto in riferimento al picco dei nuovi casi Covid - quasi 100mila - registrati ieri in Italia. Solo due giorni fa il ministro parlava delle mascherine come di un "presidio" ancora "molto importante".
E tra gli esperti si fa strada la linea cauta: si espone in questo senso oggi il presidente della Fondazione Gimbe, l'istituto che in questi due anni ha monitorato giornalmente l'andamento dell'epidemia di Coronavirus.
Ricoveri, intensive e decessi "presentano una lieve tendenza alla flessione", ammette Nino Cartabellotta, ma "la circolazione del virus è ancora molto elevata: il numero di positivi, sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri sono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%". Ecco perché "abolire l'obbligo di mascherina al chiuso è una decisione molto avventata".
Per il presidente Gimbe sono tre le ragioni che inducono a prorogare l'obbligatorietà del dispositivo negli interni. "Inanzitutto, nei locali affollati e/o scarsamente aerati la probabilità di contagio è molto elevata; in secondo luogo, la vaccinazione offre una protezione parziale dal contagio; infine, ci sono milioni di persone suscettibili, non vaccinate o senza booster".
Cartabellotta ribadisce poi che "la protezione individuale è massimizzata con la mascherina FFP2 e non con quella chirurgica, poco efficace nei confronti di omicron".
Mascherine al chiuso: stop in Spagna e Israele. Cosa fanno gli altri Paesi
Locatelli: "Mascherine su treni, arei e al lavoro"
La sua non è l'unica voce del mondo scientifico che va nella direzione di una maggiore cautela. "Dico che in determinate situazioni le mascherine servono e servono in maniera evidente", è il parere di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. In particolare, "un contesto dove io personalmente credo che sia opportuno mantenerle è il trasporto pubblico e soprattutto i treni a lunga percorrenza, piuttosto che i viaggi in aereo". Ma anche i luoghi di lavoro rappresentano "un contesto dove una riflessione" sul tenere la mascherina "può essere fatta".
Galli: fine dell'obbligo è corbelleria
Tranchat il virologo Massimo Galli: "Togliere le mascherine al chiuso è una discreta corbelleria. La mascherina è uno strumento di protezione individuale e in determinati contesti, toglierle vuol dire escludere i fragili - ricordava ieri - Il concetto è che il dispositivo di protezione è uno strumento individuale prezioso che, seppure non ci protegge al 100% dall'infezione, comunque ci protegge parecchio. Ora pensare di togliere questa misura mi sembra più che una battaglia di libertà, una scelta miope e populista. Immaginare, con questa situazione epidemiologica, che toglierla possa essere un successo e un segno di normalità non mi pare sensato. La normalità ci sarà quando la pandemia si sarà spenta e non mi pare".
Medici di famiglia: anziani a rischio con calo dell'immunità
I medici di famiglia sono favorevoli a passare dall'obbligo legislativo a quello morale ma "sullo stop all'obbligo per le mascherine al chiuso serve prudenza, abbiamo ancora tanti contagi giornalieri. Un numero sicuramente più elevato rispetto a quello ufficiale, vediamo solo la punta dell'iceberg", dice il segretario generale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Silvestro Scotti -. Stiamo anche vedendo diversi anziani con tre dosi contagiati, quindi c'è un calo dell'immunità. Se questo lo colleghiamo anche alla scarsa partecipazione alla quarta dose del vaccino anti-Covid, ecco che - conclude - dobbiamo essere davvero prudenti nell'immaginare scenari di allentamento delle attuali misure anti-Covid".