Venerdì 19 Aprile 2024

Mascherina sì, ma non quella di Pulcinella

Gabriele

Canè

Con quasi un milione di morti nel mondo, i casi sono due. O ci ficchiamo bene in testa (tutti!) che è "meglio fifoni che morti", o facciamo come quelle migliaia di inglesi che si sono ammassati a Londra per protestare contro le restrizioni; come la folla di israeliani che da settimane si raduna per chiedere le dimissioni di Netanyahu; come nel sud della Francia, dove l’epidemia galoppa, ma la gente scende in piazza fianco a fianco perché non accetta giri di vite. In realtà ci sarebbe, anzi c’è una terza via (la migliore) per contenere il contagio: quella della prudenza, ma come si vede fatica a farsi strada nel mondo. Questione di culture diverse, di diversa gerarchia attribuita al bene della vita e a quello dell’economia, forse perché più abituati di noi (gli anglosassoni, ma non solo) a far quadrare i conti bene e da soli, senza aspettare che arrivi qualcuno a prestare soldi, scaricati poi sulle generazioni a venire. Intendiamoci, siamo ben contenti che nella nostra classifica arrivi prima la vita, e che il “negazionismo” sia incarnato da un manipolo di esaltati. L’impressione, però,

è che ci sia una quotidianità che scivola verso “l’incoscientismo” sia per quanto riguarda la salute, sia sul fronte drammatico dell’economia. Lo vediamo sui bus carichi al 180% di studenti, molti senza mascherine, qualcuno sano come un pesce, ma positivo. Quelli che stanno contribuendo alla crescita dei contagi in famiglia, i mille focolai che si accendono nel Paese. Lo sentiamo quotidianamente sul versante economico, nei richiami ai soldi del Recovery, danari di cui parliamo come si li avessimo già in tasca. Mentre è bene ricordare che arriveranno nel 2021, solo se il piano sarà approvato dai 27 parlamenti degli stati membri, mentre ce ne sono già 7, i soliti, che hanno detto più no che si. Allora, prudenza e onestà. Meglio italiani, certo. Ma con la mascherina: quella chirurgica, non da Pulcinella.