Mascherina giù solo se si mangia. La grottesca cena servita dal Cts

Ristoranti al chiuso, le raccomandazioni dei tecnici scatenano l’ira degli addetti ai lavori: "Seminate il panico"

Polemiche dopo le raccomandazioni del Cts per pranzi e cene al chiuso nei ristoranti

Polemiche dopo le raccomandazioni del Cts per pranzi e cene al chiuso nei ristoranti

Un boccone, e subito su la mascherina. Poi giù per un sorso d’acqua o di vino, poi di nuovo mascherina su fino al prossimo boccone. Su, giù. Per un’indimenticabile serata in tempo di Covid 19. Così dovrebbe essere un pranzo o una cena nelle sale interne nei ristoranti secondo le ultime osservazioni del Cts alle linee guida per le attività produttive proposte dalle Regioni. Indicazioni contraddittorie. Per la ristorazione e le cerimonie, il Cts non indica infatti più un numero massimo di persone per tavolo osservando che "occorre stabilire il numero massimo di presenze contemporanee in relazione ai volumi di spazio e ai ricambio d’aria e alla possibilità di creare aggregazioni in tutto il percorso di entrata, presenza e uscita", e però richiede che per i locali al chiuso "i clienti dovranno indossare la mascherina a protezione delle vie respiratore, tranne nei momenti del bere e del mangiare". Una cena in maschera.

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"È francamente una proposta ridicola – va giù duro il virologo Matteo Bassetti, direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova –. A me dispiace dirlo, ma sono francamente imbarazzato da certe proposte. Non sono per niente d’accordo con un’ipotesi simile, che non ha giustificazioni. Da un punto di vista scientifico misure del genere non hanno nessun senso prima di tutto perché all’interno dei ristoranti sono stati fatti installare sistemi di ricambio d’aria adeguati e poi perché si presume che chi sta al tavolo ci stia con persone con le quali viene in contatto anche prima e dopo la cena. È una misura solamente punitiva che non ha alcuna giustificazione, se non quella di seminare paura. Che se fosse adottata ricoprirebbe l’Italia di ridicolo".

Ancor più contrari, se possibile, la maggior parte degli addetti ai lavori. "È chiaro che una norma del genere – osserva osserva Aldo Cursano, vicepresidente nazionale di Fipe-Confcommercioi e presidente di Confcommerco Toscana – toglie il piacere di tornare a tavola. Chi vuole andare a cena per togliersi e mettersi la mascherina dopo ogni boccone? Il turista, il cliente, vuole vivere pienamente la propria esperienza, non mangiare con la mascherina sul viso. Altrimenti, evita. Si vuole solo complicare la vita a chi già da un anno e mezzo l’ha stravolta. Sinceramente, con i dati in costante e veloce miglioramento tutto ci aspettavano tranne ulteriori restrizioni". "In questa fase – prosegue – non bisogna abbassare la guardia, ma non bisogna neanche farci del male con misure inutili. Con una mano si dà, riaprendo le sale interne, con un’altra si toglie avanzando proposte come questa. Mi auguro che al ministero della Salute si mettano una mano sulla coscienza e non avvallino questa richiesta del Cts".

"A Rimini oltre il 90% degli alberghi ha il ristorante – osserva il presidente di Federalberghi Rimini, Patrizia Rinaldis – una misura del genere colpirebbe tutti gli operatori e minerebbe la sacrosanta voglia di normalità che oggi è giustificata dall’andamento della pandemia. Mentre i dati continuano a migliorare, qualcuno sembra voler continuare a complicare le cose ai turisti. Rispetto allo scorso anno, quando non c’era nulla del genere, ora abbiamo i vaccini, e quindi di cosa stiamo parlando? La mia reazione a un’ipotesi del genere è: ma mi facciano il piacere". Più cauta la Fiepet Confesercenti. "Il distanziamento e le altre nome anti Covid sono importanti e noi non ci sottraiamo certo, ma se i dati continuano a scendere come stanno facendo da diverse settimane – osserva Claudio Pica, vicepresidente nazionale e presidente di Fiepet Lazio – l’obbligo di mascherina quando il cliente è al tavolo sarebbe una assurdità della quale fare a meno. Il togli e metti e francamente è inapplicabile e facilmente aggirabile: auspichiamo che la proposta venga riponderata dal Cts o dal Ministero. E per il futuro mi auguro che, essendo la nostra una delle categorie più colpite dalla pandemia, il Cts, prima di modificare i protocolli, convochi le categoria e discuta con chi vive la realtà in questione ogni giorno e sa cosa è fattibile e cosa non lo è".

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