Giovedì 18 Aprile 2024

Marocco in semifinale Orgoglio e riscatto "Un trionfo storico per tutta l’Africa"

Per la prima volta una nazione del continente può puntare ad alzare la Coppa. L’allenatore: "Esulti anche il mondo arabo". A casa ci va Cristiano Ronaldo

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di Leo

Turrini

Non hanno vinto solo una partita. "Questa impresa è per tutto il Nord Africa e per tutto il mondo arabo". Parole schiette e non esagerate del signor Regragui, il Bearzot del Marocco, semifinalista al Mondiale a dispetto di tutto e di tutti. Vero che non bisogna esagerare la valenza sociale di un pallone che rotola, eppure… Eppure i Leoni dell’Atlante, idoli di un popolo che alcuni (pochi per fortuna) sommariamente identificano, dalle nostre parti, con i vu cumprà, ecco i calciatori marocchini hanno riscritto la Storia, con la maiuscola, cambiando la cronaca.

Anzitutto c’è la valenza esclusivamente sportiva dell’evento, che coinvolge un intero Continente, l’Africa. Nel 1990 il Camerun si fermò ai quarti, nel 2010 stessa sorte toccò al Ghana. Adesso, dopo l’1-0 al Portogallo, preceduto dal successo ai rigori sulla Spagna, adesso gli ex ragazzi cresciuti tra le strade di Casablanca e Rabat possono legittimamente immaginarsi campioni del mondo. E già questa è una rivoluzione. Ma c’è di più, c’è molto di più, dentro e dietro un capolavoro agonistico.

C’è il segnale, fortissimo, di un addio a una sofferta condizione di inferiorità psicologica. Magari non dichiarata, sicuramente subita, altrettanto certamente detestata. Il Marocco che fa gol ed elimina le grandi potenze europee del pallone, per giunta ex entità coloniali, è un messaggio di riscatto alla diaspora nord africana. Come dimostrano i cortei per le strade d’Italia e d’Europa, gli strombazzamenti con i clacson delle auto, i fuochi d’artificio. Qui si arriva alla Grande Bellezza del pallone e alla tremenda suggestione di un Mondiale. Che infatti manca spaventosamente a noi italiani!

Non fummo noi a riscoprire il Tricolore per i gol di Pablito Rossi? Con che faccia potremmo criticare chi ci imita, scusate?

Insomma, l’ex interista Hakimi e il fiorentino Amrabat non sono banalmente calciatori. O meglio: lo sono e il mestiere lo praticano benissimo. Però c’è altro, tanto altro.

Il Marocco che può ancora alzare la Coppa del Mondo è il testimonial di un orgoglio patriottico che raramente trova modo di esprimersi in qualcosa di diverso. Il Marocco che manda a casa Cristiano Ronaldo è il simbolo di un mondo che cambia e che dobbiamo sperare cambi in meglio, anche grazie alle emozioni del rettangolo verde.

Non dobbiamo avere paura della novità. Vale per le nostre vite, quotidianamente. Insciallah: se Hakimi vince il Mondiale, sarà una buona notizia.

Almeno per chi rifiuta i pregiudizi del passato. "E il calcio a questo serve: a ridurre le diseguaglianze, se non altro per novanta minuti o per il mese del torneo iridato". Se interessa, la frase sopra era di un certo Diego Armando Maradona.