Mercoledì 24 Aprile 2024

"Mio figlio era preoccupato dal caldo. Gli hanno detto: nessun problema"

Lo strazio della madre di un disperso: "Prima dell’escursione aveva telefonato per chiedere informazioni". E ancora: "Non tornerà più a casa e con lui c’è la sua fidanzata"

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Mio figlio era sulla montagna per qualcosa che amava. Un amore estremo. Ma si era documentato. Prima dell’escursione aveva telefonato per chiedere informazioni, perché faceva davvero troppo caldo. Lo avevano rassicurato, tutto a posto, la scalata è possibile". La signora ha un accento veneto, un dolore da difendere mentre le telecamere la inseguono. Esce con il marito, in lacrime, dal centro operativo dei soccorsi, qui a Canazei, è la mamma di un disperso. Anzi, ‘reclamato’, come dicono gli investigatori. Un numero sempre incerto, dalle prime ore di questa immane tragedia.

La Marmolada è a 20 minuti da qui. Questa è la base dei soccorritori e delle informazioni. Oggi è il luogo del dolore. Il figlio aveva telefonato, dice senza polemica la mamma. Era stato rassicurato. Parole che fanno tornare in mente i giorni drammatici di Rigopiano, la valanga assassina: 29 morti nell’hotel spazzato via dalla furia della natura. Anche allora c’era chi aveva cercato informazioni ed era stato tranquillizzato. "Un martedì da sogno a Rigopiano, la neve ci regala degli scenari spettacolari", l’ultimo post dell’albergo sui social alla vigilia della tragedia. Che beffa: proprio la neve che diventerà la trappola mortale.

La signora adesso guarda verso la Marmolada e trova la forza di dire: "C’è un ragazzo di 32 anni, mio figlio, che non tornerà più a casa. E con lui c’è la sua fidanzata. Sono lassù, forse in un crepaccio". Quanto dolore, raccolto in questo spazio. Con i soccorritori che si muovono veloci, gli psicologi della Protezione civile che seguono come un’ombra discreta i familiari, puntellando il loro bisogno di silenzio. I parenti stanno in disparte in un tempo sospeso come le domande senza risposta. "Dovete fare del buon giornalismo – sta dicendo la mamma del 32enne–. Non dovete fare sciacallaggio e spero che questo abbia il coraggio di scriverlo".

Poi vede il marito che piange, si avvicina e gli fa forza. Piange anche una coppia francese di testimoni del crollo e della strage. Sono qui in camper, doveva essere una vacanza tra le meraviglie delle Dolomiti. Lui singhiozzando racconta, "È stato terribile, tutte quelle persone uccise, terribile". E mentre lo dice le mani si agitano per raccontare l’indicibile, la montagna che si sgretola, viene giù e semina morte. La mamma saluta, "Mi scusi, non ho più saliva, non riesco a parlare". E sparisce, portandosi dietro le domande che oggi non hanno risposta. Ancora no.