Martedì 16 Aprile 2024

Mario, il barista di Ligabue e le canzoni. "Certe notti" non torneranno mai più

Reggio Emilia, morto il titolare del locale che ispirò il rocker. Nel film Radiofreccia fu Guccini a interpretarlo. La fila dei fan al bancone per conoscerlo: "Ma sei proprio tu quello lì?". La figlia: "Con Luciano non si sentivano da un po’".

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"Mario dà un colpo di straccio al banco del bar". E "Mario impreca e tira fuori i conti del bar". E ancora "Mario manda tutti a nanna e poi chiude il bar". Il bar Mario è uno dei bar più famosi d’Italia. Non è in nessuna delle guide gourmet, ma la sua stella brillerà per sempre nelle canzoni di Luciano Ligabue (da “Bar Mario“, appunto, a “Certe notti“). Tra bancone, sedie e tavoli, a San Martino in Rio, paese vicino a Correggio, Ligabue è cresciuto. Appuntamento fisso dopo le prove col suo gruppo. Quando i concerti sold out erano ancora un sogno, non una chimera. Perché i sogni di rock’n’roll, il Liga li ha sempre avuti. Anche quando faceva parte degli Orazero. E "Certe notti", tra una canzone di Neil Young che passa la radio e la strada che "non conta", "ci si vede da Mario prima o poi". Il signor Zanni ha gestito quel bar fino al 2001, nel frattempo Luciano Ligabue era diventato il Liga, il rocker italiano. Ieri Mario se ne è andato, a 80 anni. E con lui i ricordi di una stagione dove il Paese provava a scacciar via la paura e l’incubo degli anni di piombo, appena lasciati alle spalle.

"Luciano? Non beveva alcolici, solo Coca Cola. Veniva a fine prove con la fidanzata dell’epoca. C’era anche Claudio Maioli, che sarebbe diventato il suo manager", così Mario ricordava il futuro rocker nelle sue interviste. A tarda notte, tra gnocco fritto e bevande, Mario riusciva anche a parlare di musica: raccoglieva le confidenze del giovane Luciano, che sognava il successo. "Siamo molto simili noi due: carattere semplice, buono, disponibile. Per questo andiamo d’accordo", amava ripetere Mario nel parlare di Ligabue. Un rapporto che è tuttora scritto a caratteri cubitali su una lavagna, che campeggia sulla parete del Bar Mario: "Luciano e gli altri suonavano in una stalla vicina. Così non disturbavano. Quando finivano di provare, verso mezzanotte, venivano al bar. Io preparavo gnocchi fritti e tenevo le bevande in fresco. Si tirava fino alle due. Poi davo l’ormai celebre colpo di straccio al banco e mandavo tutti a letto". La figura di Mario è finita anche nel primo film di Ligabue, Radiofreccia, nel 1998. Quel barista che faceva la squadra di calcio e filosofeggiava dal bancone, aveva il volto, la voce e la "erre" di Francesco Guccini. Proprio come era solito fare il vero Mario Zanni, perennemente attaccato alla macchina del caffè.

Mario non aveva mai esibito troppo pubblicamente il suo rapporto speciale con il Liga. "Mario e Luciano – racconta la figlia Elisa – non si vedevano da tempo". Ma era rimasto forte il legame con i fan del rocker, proprio perché quel suo bar era diventato locale di culto. "Una volta venne una ragazzina dalla Sicilia, accompagnata dai genitori – raccontò lo stesso Zanni –. Era una fan di Ligabue. Dopo aver visto il bar disse: voglio vedere Mario, fatemi salutare il barista Mario". In quel paese "con qualche lampione, piccolo lume isolato freddo e perduto". Da dove iniziò tutto.