Marinella, il re delle cravatte e il ricordo del ’90: "Napoli campione non è più un sogno, siamo rinati"

L’imprenditore e il confronto con la città dello scudetto di Maradona: "Non siamo condannati a perdere"

Napoli, 6 maggio 2023 – “Oggi come allora con un sogno nel cuore". C’è un’immagine dell’ultimo scudetto vinto dal Napoli, quello del 1990, esposta in mezza città: Maradona alza le braccia al cielo e grida di gioia. È un’immagine che arriva dritta al cuore dei tifosi perché evocativa di un momento rimasto cristallizzato per oltre tre decenni.

L’imprenditore Maurizio Marinella, 67 anni, guida l’azienda leader delle cravatte
L’imprenditore Maurizio Marinella, 67 anni, guida l’azienda leader delle cravatte

In lei, Maurizio Marinella, cosa rievoca quell’immagine di 33 anni fa?

"È un ricordo indelebile, una gioia indescrivibile. Fu una festa spontanea in tutta la città, la porto ancora nel cuore".

È passata una sorta di era geologica, calcistica e non solo. Dalla sua bottega di cravatte, un brand noto in tutto il mondo, ci spiega come è diverso lo scudetto di oggi da quelli del 1987 e del 1990?

"Ha detto bene, ci sono giovani generazioni che non hanno mai conosciuto quella gioia del 29 aprile 1990. Ero al negozio, la città sul lungomare era silenziosa, come se partecipasse a un rito religioso, poi il gol di Baroni, e la festa divenne senza freni. Io uscii e mi mescolai a loro, a quell’onda azzurra che colorava tutta Napoli. Fu una gioia immensa, è come se la città dicesse al mondo: vedete anche noi sappiamo vincere e rivincere. Non siamo una città maledetta, destinata a perdere".

Si ricorda chi la chiamò in quei giorni, tra i suoi clienti importanti?

"Furono tanti a chiamarmi. Ricordo che quando incontrai Gianni Agnelli, lui ripeté il solito ritornello: Marinella guardi, con Maradona io vincerei dieci scudetti di fila. Ecco sappiamo bene l’ammirazione che l’Avvocato aveva per Diego, e quante volte abbia tentato di accaparrarsi il campione argentino. Forse è questo il motivo per cui Maradona è entrato tanto nel cuore dei napoletani: lui ha rinunciato ai soldi e ai successi della Juventus per restare a Napoli".

Come era diversa la squadra di allora da quella di oggi?

"Quelle del 1987 e del 1990 erano sostanzialmente ‘Maradona più altri dieci’. Questa di oggi è un collettivo grazie a De Laurentis. Quest’estate lo abbiamo criticato, aveva lasciato andare cinque calciatori top per prendere cinque illustri sconosciuti. Anch’io l’ho fatto, ma devo convenire che aveva ragione lui, è Aurelio il primo artefice di questo scudetto".

E come era diversa la città rispetto a oggi?

"Allora Napoli sembrava una città piena di promesse. Oggi invece quelle potenzialità virtuali sono diventate realtà. Giorni fa sono venuti in negozio alcuni clienti francesi: Maurizio, Naples est merveilleuse . Ecco, con questa squadra incredibile e dominante – che ci ha fatto guardare le altre dall’alto per tutto il campionato – il quadro della Grande Bellezza è completo".

Ha già addobbato la sua bottega?

"Guardi io sono scaramantico. Non ho voluto festeggiare fino alla matematica certezza. Ora, sì, addobberò il mio negozio con bandiere e foulard azzurri".

È pronta la cravatta per lo scudetto.

"Ho atteso che il Napoli fosse campione. Ma lo prometto: farò una cravatta celebrativa".