Maria Grazia Cucinotta: "Il disabile allontanato? Genitori trattati da criminali"

Intervista all'attrice siciliana che ha denunciato il caso di un 13enne costretto a lasciare la propria casa insieme alla famiglia perché disturbava i vicini. "Quel bambino non ha fatto nulla"

Maria Grazia Cucinotta

Maria Grazia Cucinotta

Messina, 7 dicembre 2019 - Da una parte lui: ragazzino 13enne con gravi problemi psichici, allontanato con la famiglia dalla propria abitazione. Dall’altro loro: i vicini di casa che denunciano per stalking i genitori del giovane. In mezzo, una storia dai due volti. Con un provvedimento del giudice che dà ragione ai querelanti firmando l’obbligo di traslocare e l’attrice messinese Maria Grazia Cucinotta che denuncia il caso.

Un minore allontanato dalla propria abitazione insieme alla famiglia: perché? 

 "E' una storia paradossale. È incredibile che un ragazzino di 13 anni, Raffaele, affetto da Adhd, una grave sindrome psichica, sia stato allontanato dalla propria casa per decisione della magistratura, che ha disposto un provvedimento cautelare nei confronti dei genitori, costringendo così la famiglia a traslocare. Questo perché il ragazzino avrebbe disturbato i vicini di casa con i suoi comportamenti. Una vicenda paradossale che provoca ulteriori traumi al minore, assolutamente innocuo".

Eppure il gip esclude che la causa del provvedimento sia riconducibile al minore. Secondo la procura, il giudice ha emesso il divieto di avvicinamento a carico dei genitori perché gravemente indiziati del reato di stalking nei confronti dei vicini di casa. 

"Credo nella verità e sono certa che presto o tardi emergerà. La Procura ha agito in buonafede, basandosi sulle denunce presentate dai vicini della coppia, ma la vicenda è più complessa e sono certa che la giustizia farà il suo corso. Il provvedimento è stato adottato perché i vicini, dicendosi esasperati dal comportamento del ragazzo, ha presentato denunce nei confronti dei genitori. Il giudice, oltre a stabilire l'allontanamento, ha addirittura deciso di applicare il braccialetto elettronico agli indagati per dissuaderli dall'avvicinarsi all'abitazione. Raffaele ha tenuto comportamenti assolutamente innocenti, come suonare qualche volta il campanello dei vicini. Non ha lanciato oggetti pericolosi, come hanno dichiarato loro. È vero che ha avuto delle crisi, legate alla sua patologia, ma non ha mai aggredito nessuno. A differenza delle persone che si sono rivolte alla magistratura".  

Si spieghi.

"In un'occasione l'hanno schiaffeggiato e, nonostante si trattasse di un minore, l'hanno ripetutamente filmato, al solo fine di evidenziarne i comportamenti anomali".

Il legale della famiglia che si è rivolta alla magistratura la accusa di avere omesso di parlare dei pedinamenti e dei lanci di oggetti posti in essere dalla famiglia del bambino. 

"La verità verrà fuori. Ribadisco: ho fiducia nella giustizia".

Lei conosce bene il ragazzino, come i genitori. Che persone sono?

"E' una famiglia molto unita, alla mano, tranquilla, che purtroppo vive una situazione molto particolare. Sono stati denunciati, e sono d'accordo che avere un figlio in quelle condizioni possa ogni tanto portare a nervosismo, stress e tensioni, ma secondo me non c'erano i presupposti per un allontanamento e spero che la magistratura ci ripensi". 

Dopo l'allontanamento dove si trova adesso la famiglia?

 "Sono ospitati da alcuni parenti. Quello che soffre di più è Raffaele, che non riesce ad abituarsi a vivere lontano da casa. Faccio un appello ai magistrati affinché riesaminino il caso".

Lei si occupa di bullismo: si è mai trovata di fronte a un caso del genere?

"No. Mai. E' la prima volta che mi capita di avere a che fare con un provvedimento così ingiusto e crudele nei confronti di un giovane condannato all'esilio forzato. Mi strazia il cuore vedere soffrire Raffaele e sapere che i suoi genitori sono trattati come criminali da controllare con i braccialetti elettronici».