Marchio ed esuberi, battaglia Mps A Siena è in gioco il futuro del governo

Unicredit punta a filiali e clienti, il Tesoro vuole mantenere il 2-3%. Domani il ministro Franco in Parlamento

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di Pino Di Blasio

Rocca Salimbeni, la sede storica del Monte dei Paschi, si è trasformata nel crocevia di duelli politici, trattative finanziarie e battaglie sindacali. Un incrocio rovente, pericoloso, ad alto rischio soprattutto per il Pd. Che ha scelto di candidare il segretario nazionale Enrico Letta al collegio senese della Camera e dovrà fare i conti con una campagna elettorale totalmente incentrata sull’affare Mps.

Non potrà evitare l’argomento, anche se finora sta centellinando le iniziative sul territorio: dopo la ’prima’ a Montalcino, ha in programma un evento a Montepulciano col presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, il 10 agosto.

Domani il ministro dell’Economia, Daniele Franco, pressato da tutti i partiti, riferirà in Commissione Finanze sullo stato della trattativa iniziata tra Unicredit e Mef per definire il perimetro di attività di Mps che potranno passare al gruppo guidato dall’ad, Andrea Orcel.

Anche i segretari generali dei sindacati del credito, Lando Maria Sileoni di Fabi, Riccardo Colombani (First Cisl), Nino Baseotto (Fisac Cgil), Fulvio Furlan (Uilca) e Emilio Contrasto di Unisin, chiedono "un incontro urgente con Franco per conoscere gli orientamenti del Mef, quale azionista di maggioranza della banca, sul futuro di Mps".

Il ministro non potrà dire molto, la trattativa è appena iniziata, gli analisti di Unicredit sono partiti con la due diligence sui conti del Monte, entrando nella virtual data room aperta da mesi. Ma è evidente che i nodi finanziari che dovranno essere sciolti, dalla sopravvivenza del marchio Mps alle migliaia di esuberi, dagli sportelli che passeranno a Unicredit ai destini della direzione generale di Siena, saranno le questioni cruciali della campagna elettorale per il voto del 3 ottobre.

Non solo il ritorno in Parlamento di Enrico Letta è in ballo, dopo la campanellina strappatagli da Renzi e l’esilio a Parigi; anche le sorti del governo sono legate alla trattativa sulla banca. Perché l’esecutivo Draghi non resisterebbe alla bocciatura alle urne del leader del Pd, tra gli azionisti di maggioranza dell’esecutivo, uno dei partiti con la ’golden share’. Non a caso ieri, a Milano Marittima, è andato in scena un incontro a due tra il leader della Lega Matteo Salvini, che ha tirato siluri sul dossier Mps, e il ministro per lo sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, più in linea con il Mef sulla questione.

Un intreccio perfetto, simile a un’incisione di Escher, con incroci, grovigli e scale che riportano al punto di partenza. Da una parte l’ad di Unicredit, Orcel, pressato dagli azionisti forti, da Del Vecchio a Caltagirone, passando per la Fondazione CariVerona, vorrebbe acquisire il Monte dei Paschi, inteso come sportelli bancari nelle regioni ricche d’Italia, lasciando Siena (quindi grane legali, crediti deteriorati, direzione generale, filiali nel Sud e migliaia di dipendenti) al ministero dell’Economia. Dall’altra il governo, assediato da partiti, sindacati e istituzioni locali, punterebbe a dar vita a un Monte dei Paschi ’banca dei territori’, con il brand conservato, almeno 800 sportelli in tutte le regioni e un quartier generale a Siena, anche sotto forma di una direzione commerciale allargata. Il plus sarebbe una partecipazione anche del 2-3% del Tesoro in Unicredit, per vigilare su eventuali beffe e per non sprecare totalmente i miliardi di euro investiti sulla Rocca.

"La trattativa sarà lunga, siamo solo agli inizi – si limita a dire Piero Barucci, già ministro del Tesoro, presidente del Monte dei Paschi e ad del Credito Italiano –, per questo è meglio stare zitti. È un dossier delicato, gli affari si rovinano con nulla. Tutto dipende da come si fanno le cose, non conosciamo molti degli aspetti della questione, sarà il risultato della trattativa a definire la bontà dell’operazione". Se lo dice Barucci, che è stato al vertice delle tre istituzioni protagonisti di quest’affare, meglio credergli sulla parola.