Manifesti per glorificare Cutolo: è polemica

A un anno dalla morte le strade di Ottaviano tappezzate di necrologi della famiglia: "L’anima benedetta di Raffaele detto ‘E Monache"

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OTTAVIANO (Napoli)

Anche in tempi di social e messaggistica sprint, la camorra e i ’pianetini’ che le ruotano intorno preferiscono ricorrere alla locandina che tappezza i muri del paese. Visibile e affidabile, diffonde la voce della cosca e riesce a trasmettere il messaggio con precisione geometrica. È successo a Ottaviano, dove in occasione dell’anniversario della morte di don Raffaele Cutolo, fondatore e capo indiscusso della Nuova camorra organizzata (la Nco), morto nel carcere di Parma a 79 anni, la famiglia ha fatto affiggere un necrologio con cui "i familiari lo ricordano con immenso amore". In pratica la sorella Rosetta comunica ai paesani che "o’ professore" e la sua "anima benedetta" non saranno dimenticati presto. Che il mito di don Rafele incuta ancora paura, nonostante i 40 anni nelle prigioni di massima sicurezza, è testimoniato dal fatto che i suoi funerali si siano svolti un anno fa all’alba davanti a 7 familiari. Una ’clandestinità’ a cui la famiglia si ribellò piazzando in tutte le strade di Ottaviano due manifesti funebri (pieni di sgrammaticature) firmati dai fratelli (oltre a Rosetta anche Pasquale) e dai nipoti. Un annuncio funebre per dimostrare di esistere dopo morto. Anche l’acerrimo nemico di Cutolo, Mario Fabbrocino, la pensava così. Fece tappezzare Ottaviano con un necrologio in cui venivano decantate le sue doti. Pregi e qualità che sembra che avesse consigliato di scrivere lui stesso prima di morire, nel penitenziario di Parma, secondo una pratica che aveva imparato in Sudamerica dove era stato latitante per molti anni (lo chiamavano per questo il ‘boss dei due mondi’). Il manifesto funebre anche come traccia palese per ribadire la devozione al capo clan dopo che ha tirato le cuoia. Nel dicembre 2016 il parroco di Grumo Appula (Bari) fece affiggere un annuncio in cui invitava i suoi parrocchiani alla messa in suffragio di Rocco Sollecito, boss della ‘ndrangheta ucciso a Montreal mentre guidava la sua Bmw bianca.

La mafia ha bisogno, a volte, di dimostrare chi comanda: manifesti funebri per annunciare i funerali di un recente collaboratore di giustizia, Valerio Rosano, 26 anni, furono affissi sui muri di Adrano, nel Catanese. Nelle locandine listate a lutto c’era scritto: "I funerali avranno luogo nella chiesa Via della Regione, il giorno 27 settembre alle 16.30". Ma in quella strada non c’era alcuna chiesa, bensì il commissariato della polizia a cui aveva bussato "l’infame". Ci sono anche manifesti che celebrano occasioni di festa del padrino. A Giarre nel Catanese, comparvero maxi poster che annunciavano il battesimo del figlioletto del boss, ritratto già con la coppola. La scritta che accompagnava la foto era inequivocabile: "Questa creatura meravigliosa è... cosa nostra!".

Nino Femiani