Martedì 23 Aprile 2024

Mancano grano e mais E il Paese torna alla terra

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di Lorenzo Frassoldati

Contrordine agricoltori italiani, bisogna tornare a produrre. La pandemia, il forte rialzo dei prezzi, infine la guerra con relativo choc energetico hanno reso evidente una realtà che per troppo tempo non si era voluta vedere: la nostra agricoltura – anche le sue produzioni di eccellenza – dipendono dall’import di quelle materie prime come mais, grano tenero, grano duro, soia, olio di semi che noi non produciamo a sufficienza, al pari dei fertilizzanti per i terreni, e che quindi dobbiamo importare in grandi quantità.

Si è verificato un cortocircuito: da un lato l’Europa parla di sovranità alimentare, ma dall’altro – preoccupata soprattutto per l’emergenza climatica – si avvia verso un Green Deal e un connesso progetto food (Farm2Fork) che vanno a limitare fortemente le produzioni con obiettivi come portare il bio al 25% delle produzioni e drastico taglio dell’uso di fertilizzanti e agrofarmaci. Ma l’Italia importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, il 47% di mais e il 73% della soia, questi ultimi due strategici per i mangimi. In sintesi l’Europa in pochi anni deve conquistare l’autonomia energetica, quella alimentare e la neutralità climatica. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, attacca le politiche agricole comunitarie (Pac) che hanno fatto sì che oggi "ci sono in Italia almeno un milione di ettari su 1012 coltivati, che sono improduttivi o non produttivi.

"Paradossalmente - annota Coldiretti – aumenta la domanda di cibo italiano, ma l’agricoltura italiana è impossibilitata a offrire le produzioni perché non si può produrre rimettendoci. Servono politiche di sostegno per le produzioni esistenti e di sostegno alla sovranità alimentare che consentano, anche di recuperare terreni oggi non coltivati". E a proposito di sovranità alimentare Il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, taglia corto: "L’Italia non è un paese che può realizzare una sovranità alimentare. Non ha i terreni arabili per farlo". La commissione Agricoltura dell’Europarlamento ha inviato una lettera al commissario Ue all’Agricoltura, il polacco Wojciechowski, nella quale si chiede la sospensione di un anno dell’obbligo previsto dall’attuale PAC di non coltivare almeno il 5% delle superfici arabili delle nostre aziende. "Si recupererebbero oltre 8 milioni di ettari a livello europeo, di cui circa 200mila solo in Italia", spiega l’ex ministro Paolo de Castro.