Mercoledì 24 Aprile 2024

La super mamma dottoressa: “Mi sono laureata a 50 anni con una tesi sulla premier”

Franca Venditti aveva lasciato gli studi per i cinque figli, ora ha preso la magistrale in Editoria. “Ho analizzato la campagna elettorale di Giorgia Meloni. E la mia ricerca è diventata un libro”

Franca Venditti, 50 anni, dopo la laurea, con il marito Antonio e i cinque figli: Irene, 19 anni; Vincenzo, 28; Samuele, 20; Giuseppina, 30 anni; Mattia 7 anni

Franca Venditti, 50 anni, dopo la laurea, con il marito Antonio e i cinque figli: Irene, 19 anni; Vincenzo, 28; Samuele, 20; Giuseppina, 30 anni; Mattia 7 anni

Roma, 24 aprile 2023 – Dottoressa Venditti, che cosa spinge a laurearsi a 50 anni dopo avere partorito cinque figli? "Il desiderio di realizzare il sogno di una vita. A 20 ho dovuto lasciare la facoltà di Giurisprudenza perché dopo essermi sposata molto giovane è arrivata la prima figlia, e gli studi non erano più compatibili con le esigenze della famiglia. Ma arrivare alla laurea è sempre stato un pensiero sospeso nella mia mente".

Franca ha conseguito la laurea magistrale in Editoria e comunicazione – dopo la triennale in Lettere – alla Sapienza di Roma discutendo la tesi su Il mutamento della comunicazione elettorale nell’era dei social. Analisi della campagna elettorale di Giorgia Meloni per le politiche 2022 . Il sindaco di Bassiano (Latina), il comune dove Franca risiede, ha deciso di pubblicarla e il libro verrà prossimamente presentato nell’auditorium comunale.

Quella laurea in Giurisprudenza che lei ha dovuto archiviare l’ha poi presa sua figlia maggiore, Giuseppina, che ha 30 anni e lo scorso anno ha superato l’esame di Stato: una rivincita?

"No, ognuno dei miei figli ha seguito il suo istinto e noi li abbiamo sempre assecondati. Il secondo, Vincenzo, ha 28 anni e fa l’operaio in un salumificio; Samuele, 20, è al terzo anno di Chimica; Irene, 19, si è iscritta a Ingegneria; e poi c’è Mattia che ha 7 anni ed è nato mentre studiavo per la triennale".

Quanto è stato difficile quel momento?

"Come molti durante la mia vita dai quali sono riuscita a risollevarmi proprio grazie ai miei familiari. Certo, quando è arrivato Mattia ho dovuto rallentare gli studi e quello che dovevo fare nei primi tre anni l’ho potuto finire in cinque, ma sono molto soddisfatta".

Perché Lettere e non più Legge?

"Ho ritenuto che in quel momento rappresentasse meglio il mio modo di essere. Forse per la magistrale lo sarebbe stato di più Antropologia, ma Editoria e comunicazione permettevano di non aggiungere altri crediti formativi; poi in fondo con la scrittura ci convivo da sempre".

In che senso?

"Mi piace scrivere e poi per due anni ho fatto parte di un progetto per l’inserimento lavorativo come guida al Museo della Scrittura che abbiamo a Bassiano e che è dedicato al famoso stampatore cinquecentesco Aldo Manuzio, che qui è nato".

E dopo che cosa ha fatto?

"Sempre con la graduatoria comunale e non volendo pesare sulla famiglia a ottobre ho preso a lavorare in cucina alla mensa della scuola primaria. E comunque anche negli anni passati ho potuto andare avanti grazie alle borse di studio dell’università".

Quali passatempi ha?

"La lavorazione della ceramica, l’allevamento dei pappagalli con mio figlio, ma soprattutto l’apicultura che è una pratica meravigliosa. Amo la natura e soprattutto gli alberi".

Suo marito che cosa pensa di tutto questo?

"Antonio, che faceva il collaboratore scolastico e ora è in pensione, è il mio primo tifoso in tutto".

Da quanto state assieme?

"Ci siamo conosciuti che io avevo quindici anni, a un pellegrinaggio. A 19 ci siamo sposati e poi è nata Giuseppina. Siamo una famiglia molto credente. E Antonio continua a incoraggiare i miei sogni".

Quali sono ora questi sogni?

"Continuare a scrivere, me lo sento fra le dita: non so se si tratterà di romanzi o di politica. So che lo voglio fare e a spingermi sono proprio quegli sguardi dei visitatori del museo che uscivano sorpresi e stupiti da come quella guida li aveva portati in un inaspettato percorso interiore fatto di segni".

Com’è nata la tesi sulla campagna elettorale di Giorgia Meloni?

"In modo estemporaneo. Dopo essermi svegliata per anni ogni giorno alle cinque non mi sentivo di iniziare uno studio su testi antichi, ma volevo qualcosa di attuale. Avevo seguito a distanza le lezioni della professoressa Maria Cristina Antonucci e l’esame di Comunicazione politica che ho fatto con lei è stato formativo. Mi disse se il 28 mi andava bene poi mi sono accorta che sul libretto aveva scritto 29. Le chiesi perché e lei mi rispose che il mio impegno meritava quel voto in più e che per qualsiasi cosa lei era disponibile. Quando è iniziata la campagna elettorale quella frase mi è tornata in mente e così è nata la tesi".

Quanto ha influito la scelta di seguire la campagna elettorale della Meloni nel fatto che fosse una donna?

"Si tratta di una domanda che mi sono fatta spesso, ma secondo me il genere diventa irrilevante nel caso di Giorgia Meloni: lei afferma la propria persona, le proprie idee, il valore di ciò che dice e in cui crede, non il sesso. Ciò è molto più importante, ma certo che si tratti di una donna non può che farmi felice".