Mamma annega il figlio: "Pensavo fosse malato"

La donna l’ha gettato di notte in mare. Il piccolo aveva due anni e mezzo, una coppia di amici ha cercato invano di salvare il bambino

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di Nino Femiani

TORRE DEL GRECO (Napoli)

Ha vagato per oltre un’ora lungo le strade di Torre del Greco (Napoli), ancora illuminate dalle decorazioni natalizie. Come un automa si è diretta verso il lungomare che a quell’ora di domenica, le 21,30, incomincia a diventare deserto. Attaccata a lei c’è il piccolo Angelo (nome inventato), due anni e mezzo. La donna, A.G. 40 anni, buona famiglia alle spalle, se lo trascina dietro dopo aver lasciato a casa la figlia di sette anni in compagnia del marito. Ha la testa che le scoppia, crede che il suo Angelo abbia dei disturbi mentali, che manifesti un ritardo nell’apprendimento che possa pregiudicare il suo futuro. Un tarlo fisso, ne ha già parlato con il marito, ma lui aveva minimizzato: "È solo piccolo, quando crescerà vedrai che parlerà bene e capirà ogni cosa". Ma quel dubbio ha scavato un buco nella sua ragione, così poco dopo le 22,30 scende sulla spiaggia di ’La Scala’.

È buio, le luci della strada rischiarano solo un lembo di arenile, fa freddo e anche i tanti ristoranti che affacciano sull’acqua sono chiusi. Nessuno si accorge di quella mamma che si arrampica sugli scogli neri come la pece, fino all’estremità che porta in mare aperto. Qui resta per qualche minuto, seduta in un’oscurità senza conforto, il piccolo tra le braccia, a meditare la più orribile delle scelte. Lancia Angelo in acqua, in un punto dove il piccolo non tocca. Il rumore di quel tuffo macabro sembra scuoterla. Incomincia a gridare, a chiedere aiuto. Francesco dal marciapiede sul lungomare sente quelle invocazioni e senza neppure pensarci si spoglia, insieme all’amico Daniele con cui ha appena finito di mangiare una pizza. Due eroi con un cuore grande nella notte raccapricciante di Torre del Greco.

"Dani, tu vai sugli scogli a prendere la donna, io cerco di salvare quello in acqua". Francesco è forte, nonostante l’acqua gelida raggiunge Angelo con poche efficaci bracciate e lo porta a riva. Tenta di rianimarlo mentre arrivano i soccorsi, ma per il bambino non c’è nulla da fare. Morto annegato. "Ragazzi – dice Francesco in un post su Fb - abbiamo fatto il possibile per quel bambino. Certo abbiamo fatto un gesto eroico e mi sento fiero di me, purtroppo il bambino non ce la fatta e questo mi è dispiaciuto tantissimo vedendolo privo di vita tra le mie braccia". A Daniele, l’altro soccorritore, la mamma fa un racconto sconnesso: "Siamo stati aggrediti da uno straniero che ci ha portato fino a lì e mi ha tolto i soldi", dice. Ma si capisce subito che non è vero niente, che quella ricostruzione è fasulla. Viene interrogata nella notte dal pm di Torre Annunziata, Andreana Ambrosino. Il magistrato sente alcuni testimoni e il marito della donna. Poi A.G. viene nuovamente sentita.

A questo punto si decide a raccontare la verità: "Sì, l’ho buttato io in acqua. L’ho fatto perché aveva un handicap e non volevo che vivesse così". Quando gli inquirenti le obiettano che dalle ultime analisi cliniche, non c’è alcuna conferma in tal senso dal punto di vista sanitario, lei si chiude in un silenzio impenetrabile. La mamma viene arrestata e portata al carcere femminile di Pozzuoli: è accusata di omicidio volontario. La salma del piccolo Angelo è posta sotto sequestro, nelle prossime ore si procederà all’autopsia. Si vuole capire se, quando il piccolo è stato lanciato in acqua, era sedato con qualche sonnifero o se invece sia stato buttato in mare da sveglio. Anche il tratto di spiaggia teatro della tragedia, su disposizione dell’autorità giudiziaria, è posto sotto sequestro per consentire i rilievi del caso. Proprio lì, dove il bimbo è spirato, qualcuno pianta pietosamente una croce di legno, in memoria della piccola vittima e segno di un lutto senza consolazione.