Malattie mentali e pericoli Paziente con la pistola minaccia la psichiatra Ancora terrore in corsia

Meno di un mese fa a Pisa una dottoressa fu massacrata a sprangate Ieri a Napoli si è ripetuta la scena ma l’aggredita è riuscita a scappare.

di Nino Femiani

NAPOLI

Una giornata di ordinaria follia. Il campanello d’allarme suona già martedì. Un paziente del Centro di Salute mentale di Secondigliano entra nella struttura e chiede di una psichiatra: "La devo uccidere", annuncia a un infermiere che sembra trascurare la minaccia. Ieri arriva il bis. L’uomo si ripresenta, armato di una pistola e la punta contro la dottoressa e un’infermiera. Di colpo la scena richiama alla mente quella tragica di Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni freddata a Pisa da un ex paziente. Stavolta l’uomo viene immobilizzato e disarmato. "Ho pensato ai miei figli", dice sotto choc la psichiatra al Tgr Campania mentre ripercorre quei momenti di terrore. Ma la sua drammatica giornata non finisce qui. Con grande coraggio e spirito di servizio, lei stessa sale in ambulanza per accompagnare il paziente in ospedale, ma l’uomo inizia a compiere atti osceni. Il mezzo viene fermato, interviene la volante che segue l’ambulanza. Per l’aggressore è disposto il ricovero nel reparto psichiatrico di diagnosi e cura del presidio ospedaliero "San Giovanni Bosco" per un approfondimento psicodiagnostico. Una giornata di ordinaria follia, certo, ma non è l’unica.

I dati dell’Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, con una media di poco più di 4 al giorno. A Napoli e nella sua area metropolitana il tema della sicurezza e dell’incolumità del personale medico supera da tempo la soglia di guardia. È allarme rosso. Secondo "Nessuno tocchi Ippocrate", l’organizzazione no profit che denuncia le aggressioni contro "la mano che lo cura", sono ben 40 quelle avvenute da inizio anno nelle Asl Napoli 1 e Napoli 2. Lo scorso anno, come riporta "Nursing up", nel solo ospedale Cardarelli di Napoli sono stati più di 50 gli episodi di violenza e incursione armata contro medici e infermieri. "Oltre alla polizia nelle strutture ospedaliere non vorremmo arrivare a chiedere l’installazione di metal detector, sarebbe il colmo", dice il dottor Manuel Ruggiero, presidente di "Nessuno tocchi Ippocrate".

L’ultimo eclatante episodio è quello di un ginecologo del vecchio Policlinico finito in una pozza di sangue e con una commozione cerebrale perché i parenti di una sua assistita l’hanno aggredito in modo selvaggio. Pronto soccorso come trincea. Non è un caso che a fine marzo solo quattro medici, sui 15 posti messi a concorso, hanno preso parte alla selezione per lavorare nella prima linea del più grande ospedale del Mezzogiorno, il Cardarelli. Aggravando così il deficit di dottori: nel pronto soccorso se ne contano 25 in meno rispetto a quanto sarebbe necessario. Non sono solo i pronto soccorso a essere i punti più esposti. Anche i medici a bordo delle ambulanze del 118 rischiano continui linciaggi. Tanto che un paio di anni fa la Croce Rossa, di fronte all’ennesima violenza ai camici bianchi, sbottò: "In questa città è peggio che nei territori di guerra". Qualcosa però si muove. Nei nosocomi napoletani stanno tornando i drappelli di pubblica sicurezza, come è successo a marzo all’ospedale Pellegrini alla Pignasecca, il popolare rione a ridosso dei Quartieri Spagnoli. Ma una vigilanza solo per 18 ore al giorno.