Giovedì 18 Aprile 2024

Malasanità, nei reparti 400 vittime in 3 anni. Ecco il prezzo delle cure sbagliate

I risultati choc delle Commissione parlamentare di inchiesta

Un ospedale

Un ospedale

Roma, 30 marzo 2016 - Quattrocento morti sospette in poco più di tre anni. La Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario, i conti sballati dei bilanci sanitari regionali, le connivenze e le arretratezze del sistema, è stata varata dalla Camera dei deputati sette anni fa. Passa il tempo, e siamo sempre qui a stupirci per le enormità degli errori che vengono a galla. Quattrocento pazienti morti da aprile 2009 a dicembre 2012 per presunti casi di malasanità, un totale di 570 casi segnalati. Questo il dato che salta agli occhi esaminando la relazione finale. Tutto questo mentre il carrozzone fa acqua da tutte le parti, il costo del personale sanitario è alle stelle, alimentato anche dalla pletora di impiegati che nessuno si azzarda a toccare.

Il contenzioso mostra uno spaccato dell’Italia poco rassicurante, le regioni dove si spende di più sono anche quelle in cui l’assistenza sanitaria è di qualità peggiore. La medicina difensiva, l’atteggiamento prudente che spinge i medici a prescrivere accertamenti anche solo per munirsi di pezze d’appoggio da esibire in caso di contestazioni, costa al sistema 10 miliardi di euro almeno (fonti del ministero della salute). Il presidente della commissione, Antonio Palagiano, aveva confermato l’esistenza di una migrazione di clienti verso gli ospedali del Nord, mentre al Sud si ravvisano anche gravi responsabilità politiche, disorganizzazioni che andrebbero perseguite, omissioni e trascuratezze da parte dei burocrati. Sul campo di battaglia si contano 80 ricorsi al giorno, come documenta l’associazione delle assicurazioni, oltre 30mila cause l’anno, nel 70% dei casi montate sul nulla e che finiscono in una bolla di sapone. Queste le cifre del cosiddetto rischio clinico. Sul versante dei danni ai pazienti, si conta di tutto, dalle infezioni ospedaliere che mietono vittime. Fino alle operazioni chirurgiche ortopediche più costose e «tecnicamente ineccepibili» ma sprecate, come le protesi d’anca impiantate su pazienti con femore rotto. Fratture che si potevano prevenire se il medico di medicina generale avesse prescritto certi farmaci per irrobustire le ossa. Protesi che non hanno portato benefici perché impiantate tardivamente, o perché non è stata eseguita una valida riabilitazione, ragion per cui l’anziano, già stordito per il doppio trauma, si ritrova immobile a letto con una protesi d’anca costosissima, nuova di zecca, di cui non sa cosa fare, e forse non si rialzerà mai più dalla sedia a rotelle. In futuro gran parte delle controversie saranno sistemate dalle assicurazioni, risparmiando lo stress delle aule di giustizia e dei lunghi processi. Ma i volontari del Tribunale dei diritti del malato sono scettici: «Certe regole – dice il coordinatore, Tonino Aceti –sembrano scritte pensando più ai medici che ai cittadini».