Sabato 20 Aprile 2024

Mai più affari con chi umilia la democrazia

Gabriele

Canè

Domanda non banale, a cui forse lo stesso Putin ci offre una serie di risposte. Innanzitutto, non avere a che fare con lui. Ora, noi non sappiamo se sul lettino dello psichiatra il "paziente" possa essere o meno catalogato come folle. Ci sono buone probabilità che la diagnosi sia questa. Diciamo che per la soluzione del dilemma (pazzo, non pazzo) sono gli atti che contano. E quelli di Putin entrano solo in minima parte nella normalità, nell’equilibrio. Potevano averlo, forse, all’inizio della guerra, giustificata solo dall’inaffondabile, e a sua volta patologico partito del "Ma". "Ma la Nato...Ma l’America..." Come se una normale dinamica di alleanze fosse uguale a un metodo sistematico di aggressione. L’impressione, però, è che quest’uomo si stia scollando dalla realtà: dal conflitto, dalle sue dimensioni, dalle conseguenze, e anche da una fetta del suo Paese. Una dissociazione inquietante, che fa sì che ogni giorno il Cremlino metta in atto quello che gli altri avevano escluso, ragionando, il giorno prima. Che fare, allora? Non potendo mandare gli infermieri, possiamo somministrargli medicine economiche e finanziarie sempre più amare. Possiamo fornire di armi gli aggrediti. Insomma, dobbiamo fermarlo, metterlo seduto a un tavolo e chiudere questa drammatica partita. Poi, ripartire, avendo rimesso a posto i tasselli confusi di un mondo globalizzato, in cui non si capiva più chi facesse cosa, chi erano i "buoni" e chi i "cattivi". Adesso sappiamo che noi, Italia ed Europa, dobbiamo avere più autonomia industriale, agricola ed energetica, più forza istituzionale. E amicizie più omogenee. Equilibrate. Che stanno nelle democrazie dell’Ovest, e non negli imperi dell’Est.