Mafia, colpita la nuova cupola. Tra i fermati il nipote di Greco e il figlio di Lo Piccolo

Due capi mandamento si sono pentiti e la Dda di Palermo assesta un colpo alla ricostituita Commissione di Cosa nostra. Fermati gli eredi dei boss storici della mafia

Leandro Greco, nipote del boss Michele Greco, detto il 'Papa' (Ansa)

Leandro Greco, nipote del boss Michele Greco, detto il 'Papa' (Ansa)

Palermo, 22 gennaio 2019 - Le dichiarazioni di due pentiti fanno breccia nell'omertà mafiosa e la Dda di Palermo assesta un colpo decisivo contro il tentativo di ricostituire la Commissione di Cosa nostra. Nell'operazione 'Cupola 2.0', che a dicembre aveva già portato al fermo di 47 tra boss e gregari, colpite altre sette persone tra i vertici mafiosi, tra cui i due boss di Ciaculli e San Lorenzo.

La recente collaborazione dei due capi mandamento Francesco Colletti e Filippo Bisconti ha permesso di arrivare al fermo anche di due "figli d'arte" come Leandro Greco, detto 'Michele', nipote del boss omonimo Michele Greco, detto il 'Papa', e Calogero Lo Piccolo, figlio del boss ergastolano Salvatore Lo Piccolo.  

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I due pentiti hanno ammesso il loro ruolo ai vertici di Villabate e Belmonte Mezzagno, confermando il progetto di riorganizzare della Commissione provinciale di Cosa nostra, e specificando le dinamiche interne.

Colletti, capomafia di Villabate, venne fermato il 4 dicembre. La sua collaborazione ora fa tremare Cosa Nostra. E proprio il boss, prima di collaborare, in una intrecettazione ambientale aveva confermato i sospetti degli inquirenti sulla restaurazione dell'organo direttivo. Coletti, parlando in auto col suo autista Filippo Cusimano, disse: "Si è fatta comunque una bella cosa.. per me è una bella cosa questa.. molto seria... molto...con bella gente.. bella! grande! gente di paese..vecchia gente di ovunque".

Il fermo riguarda anche Giovanni Sirchia, "affiliato di spicco della famiglia mafiosa di Passo di Ridano, che ha partecipato - spiegano gli inquirenti - all'organizzazione della riunione della commissione provinciale", "occupandosi in particolare della consegna dei messaggi di convocazione della riunione, nonché di accompagnare alcuni affiliati presso il luogo prescelto per la riunione". Provvedimenti anche per Giuseppe Serio, Erasmo Lo Bello, Pietro Lo Sicco e Carmelo Cacocciola, ai quali è stato contestato il reato di associazione mafiosa. 

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LA SVOLTA - Era il 29 maggio quando a mezzogiorno quattro boss palermitani, tutti sotto indagine e controllati, fanno perdere le proprie tracce per qualche ora. I cellulari sono disattivati e gli investigatori, dopo mesi di pedinamenti, non sanno dove sono. Ma un aiuto involontario arriva proprio da uno dei 4, Francesco Colletti, il capomafia di Villabate, che poi si pentirà. Coletti infatti quache ora dopo riappare in auto in auto con un uomo d'onore a cui racconta la cronaca del summit tra i padrini palermitani.

Quella intercettazione è stata la svolta dell'inchiesta e portò alla prima operazione sulla Nuova Cupola, che a dicembre fece finire in cella 47 persone. Un blitz seguito da quello di oggi con altri 7 fermi. Quella riunione, il cui luogo resta un mistero, si ricostituì la Commissione provinciale di Cosa nostra e venne designato il nuovo capo dei capi. Il prescelto fu Settimo Mineo, gioielliere 80enne, oggi imputato al maxiprocesso. 

Le parole Colletti confermarono mesi di sospetti dei carabinieri sulle intenzioni dei capi mafia. La Cupola era reduce dal dominio dei corleonesi e dal lungo sonno seguito alla carcerazione di Riina. Ma alla morte del padrino era tornata l'esigenza di un organismo che decidesse sulle "cose gravi" e mediasse nelle dispute. In carcere Coletti parla, e a lui si unisce Bisconti, reggente del mandamento mafioso di Misilmeri. I due danno agli investigatori gli elementi per procedere nel blitz 'Cupola 2.0'.

Le intercettazioni che portarono al primo blitz

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CAPO DDA - Il capo della Dda di Palermo, Francesco Lo Voi, ha parlato in conferenza stampa dell'operazione 'Cupola 2.0': "Il numero dei fermati non è rilevante, ma lo è dal punto di vista qualitativo. Il primo punto da sottolineare è che come forse mai accaduto abbiamo avuto, nel giro di un mese rispetto al provvedimento del 4 dicembre, l'avvio di due nuove collaborazioni con la giustizia. Non si tratta di collaboratori provenienti dall'area della manovalanza, ma di due personaggi di vertice, già oggetto di indagini e che hanno subito provvedimenti di carcerazione. E' un dato importante perchè conferma la correttezza dell'impostazione di quel provvedimento e lo arricchisce di ulteriori elementi". 

Lo Voi continua: "La ricostruzione di dicembre viene confermata dai due nuovi collaboratori che sono capi mandamento, e non reggenti. Entrambi i collaboratori confermano inoltre che non si trattava di una 'mezza cupola o cupoletta', non si trattava di qualche vecchietto che tornava in azione, ma dell'effettivo ritorno in campo della commissione provinciale con soggetti di provata esperienza. Tanto è vero che due dei fermati provengono fa famiglie di alto lignaggio mafioso: i Greco e i Lo Piccolo. Si tratta di uomini di spicco, giovani, che conferma l'intuizione degli investigatori: un rinnovamento che si inserisce nel solco della tradizione per motivi storici e familiari".