
Catania, 8 settembre 2023 – Confiscati beni per 12 milioni di euro al boss catanese William Alfonso Cerbo, un 41enne ritenuto un esponente di spicco del Clan Mazzei. Sigilli a cinque aziende dislocate in varie città della penisola e una villa di lusso, tutte intestati e prestanome o familiari del boss. Cerbo è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a oltre sette anni di reclusione nell’ambito dell’Operazione Scarface.
Confische dalla Sicilia al Friuli: ecco dove
Sigilli a cinque società commerciali operanti nei settori delle costruzioni di edifici, delle vendite immobiliari e nell'impresa turistico-balneare con sedi a Catania, Ardea (Roma), Castelfranco Veneto (Treviso) e Palmanova (Udine). Confiscati anche un motoveicolo e una lussuosa villa residenziale nel capoluogo etneo.
Il provvedimento di confisca si basa sulle indagini del Gico del nucleo di Polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle, coordinate dalla Dda della procura di Catania. L'inchiesta sfociò, nell'aprile del 2014, nell'operazione Scarface con cui furono arrestati Cerbo e altri 15 indagati per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta e corruzione.
Operazione Scarface
È l’ultimo colpo di coda dell’operazione ‘Scarface”, che nel 2014 aveva portato in carcere lo stesso Cerbo, insieme ad altre 15 persone. A suo carico, le accuse di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta e corruzione. Quella di oggi è la confisca definitiva dei beni acquisiti illecitamente dal boss e che ora verranno affidati all'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati alla mafia. Cerbo faceva parte del gruppo ‘I Carcagnusi’, legati al del boss mafioso Santo Mazzei.
I traffici illeciti di Cerbo
Le successive attività d'indagine patrimoniali della guardia di finanza di Catania hanno permesso di ricostruire gli affari del Cerbo, che, contesta la Dda etnea, “in aggiunta alle attività di estorsione, recupero crediti e bancarotte realizzate con metodo mafioso”, avrebbe anche “gestito attività economiche e imprenditoriali riconducibili al clan mafioso Mazzei, investendo i proventi delle condotte delittuose nel circuito economico legale mediante la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche ed enti senza scopo di lucro, intestati a prestanome, familiari e conviventi”.