Giovedì 18 Aprile 2024

Messina Denaro, carabinieri: "La mafia si riorganizzerà. Il tempo dei super boss è finito"

Il comandante del Reparto anticrimine di Palermo: la finanza è uno degli obiettivi dell’organizzazione. "Per Cosa Nostra trovare una figura come Messina Denaro sarà difficile e noi non lo permetteremo"

Matteo Messina Denaro mentre entra nella clinica privata palermitana La Maddalena

Matteo Messina Denaro mentre entra nella clinica privata palermitana La Maddalena

Roma, 18 gennaio 2022 - "Dire che Cosa Nostra finisce con Matteo Messina Denaro, purtroppo non è possibile, non è corretto" ma "sicuramente il suo arresto produrrà degli effetti perché indebolirà ulteriormente la struttura dell’organizzazione privandola, peraltro, di un personaggio che nella caratteristica asimettria del conflitto tra lo Stato e la mafia aveva un valore simbolico importante alla luce del mito della sua ‘imprenditorialità’". Ne è convinto Antonello Parasiliti Molica, comandante del Reparto Anticrimine di Palermo. "La sua cattura – spiega – restituisce il boss a una dimensione più umana, a un’immagine meno ideale di quella indicata dai suoi affiliati che lo adoravano, e lancia un messaggio forte rispetto all’azione di contrasto da parte dello Stato verso la mafia".

Cosa Nostra si reinventerà?

"Il suo arresto segna una cesura rispetto al passato. La sfida adesso è interpretare i segnali e capire come si riorganizzerà e riassesterà Cosa Nostra. Già nell’ultimo periodo aveva cominciato a mostrarsi più silente e più orientata in chiave imprenditoriale ed economico-finanziaria. Quello di una mafia meno gerarchizzata, con un assetto diverso, è uno scenario plausibile".

Dunque Messina Denaro non avrà un erede?

"Costruire una figura come quella di Messina Denaro per Cosa Nostra, decimata negli anni da indagini e interventi repressivi, sarà difficile e il nostro compito sarà quello di far sì che ciò non accada".

In questi anni qual è stato il suo ruolo?

"Era sicuramente il capo della Cosa Nostra trapanese, ma accreditargli il ruolo di capo di Cosa Nostra ci sembra eccessivo. Aveva, però, indubbiamente una fortissima capacità di influenzare determinate dinamiche che trascendevano la provincia di Trapani. Anche sulla Cosa Nostra palermitana talvolta si è registrato come la parola di Messina Denaro avesse un suo peso".

Latitante dal 1993, si dice che abbia goduto della copertura di una fetta di borghesia.

"La mafia trapanese si è sempre mossa in un’area grigia che ha coinvolto professionisti e ‘uomini d’onore’ di estrazione più tradizionale. Si tratta di una mafia ‘evoluta’, inserita in un tessuto sociale borghese. Negli anni sono stati arrestati tantissimi fiancheggiatori di Messina Denaro ed è stata indebolita progressivamente la sua rete".

Colpisce che il boss riuscisse ad avere una vita sociale. Omertà diffusa?

"Si muoveva in un contesto che in qualche modo lo proteggeva. Una caratteristica di questo latitante è che aveva un territorio pacificato. Non c’erano faide, lotte intestine per il potere. Si sentiva abbastanza tranquillo e, purtroppo, dobbiamo dire che questo tipo di copertura – vuoi per timore, vuoi per altri motivi – una parte della collettività gliela avrà garantita. Qualcuno lo avrà riconosciuto ma avrà fatto finta di nulla".

Basta sostituire una foto sul documento per farsi passare per qualcun altro?

"Bisognerà comprendere se, ad esempio, chi lo ha curato fosse consapevole di questa doppia identità. Stiamo verificando se ci fosse dolo ma potrebbe trattarsi banalmente di disattenzione, superficialità".

Cosa risponde a chi dice che è stata Cosa Nostra a consegnarlo?

"Lo escludo in maniera categorica. Questo è un risultato investigativo limpido, frutto di indagini tecniche, di intercettazioni, di accertamenti, pedinamenti. Garantisco nella maniera più assoluta che non ci sono stati contributi di confidenti, di fonti o altro tipo di collaborazioni più o meno vaghe di cui si va ventilando in queste ore".

Si parla dei segreti di Messina Denaro. Sarà disposto a collaborare?

"Era l’erede di una stagione di stragi, di una Cosa Nostra violenta che aveva scelto lo scontro frontale con lo Stato. È quindi l’ultimo conoscitore libero di quelle dinamiche e anche di quei segreti. Sbilanciarsi su una sua eventuale apertura o collaborazione in questa fase è, tuttavia, prematuro".