Giovedì 18 Aprile 2024

Macché Covid, è il pregiudizio contro Vanzina

Giovanni

Bogani

Sdegno preventivo. Esce la locandina – neanche il trailer: solo il poster – del film di Enrico Vanzina che uscirà il 15 ottobre e che ha per titolo "Lockdown all’italiana". Segue, sui social, quella che tecnicamente è chiamata "shitstorm". Un pestaggio mediatico, una gara a chi condanna di più. "Una sciacallata", "Non bastavano 35mila morti", "È un abominio", "Boicottate il film", "A quando ‘Natale a Codogno’?", e così via. .

Ora, alcune considerazioni. Uno: del film non abbiamo visto neppure un fotogramma. Le mazzate "preventive" sembrano superficiali quanto un brutto film. Il film di Enrico Vanzina – figlio del grande Steno, fratello di Carlo, scomparso l’anno scorso, romanziere, sceneggiatore, per la prima volta anche regista – con ogni probabilità non ironizza "sul" virus, ma sulla quotidianità degli italiani durante la quarantena.

Due: da sempre il cinema comico ha vissuto sulle disgrazie, fin dai tempi del Muto, per arrivare a Benigni che fa un film comico in un campo di concentramento.

Tre. "Sciacallaggio", scrivono: ma anche un film drammatico può essere accusato di speculare sulla tragedia vissuta e che stiamo ancora vivendo. Ma in quel caso, la shitstorm non si scatenerebbe. Infine. Se il film di Vanzina non ci interessa, basta non vederlo. Ma siamo sicuri che quelli che si indignano hanno staccato il biglietto per i film d’autore che sono in sala, per "Le sorelle Macaluso" o per "Notturno"? Forse il problema non è il Covid. Forse è il nome Vanzina. E il fatto che, sui social, è fin troppo facile moralizzare.