"Ma tu hai visto le foto delle minorenni?". Villa Inferno, il passaparola scuote Bologna

Totonomi vip e passaparola dopo lo scandalo. Ma il nostro giornale sceglie di non pubblicare le immagini che circolano nelle chat. Tremano anche le famiglie ’bene’ dai portici dello struscio ai locali di lusso: "Ci saranno i nostri amici lì dentro?"

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Atti osceni in luogo privato: qui, a Bologna, tutti vogliono guardare dallo spioncino della serratura di Villa Inferno. Dentro la casa cinta dal verde nella ricca collina non ci sono solo i festini con la cocaina, i bagni in sauna, le orge e le minorenni cresciute troppo in fretta; ci sono i vizi del Paese, come fu nei giorni dello scandalo dei Parioli a Roma, da sezionare e denunciare. C’è la caccia ai nomi della ‘Bolobene’ che si scontra con le garanzie del nostro sistema giudiziario – Chi sono i professionisti coinvolti? Ci saranno miei amici lì dentro? Quali i locali del centro dove iniziavano i festini? Li frequentavo? – e c’è quella alle vittime, le ragazzine, che si scontra invece con le garanzie della morale. Sì, proprio così: due giorni dopo l’uscita della notizia sui giornali, in forma anonima, in molti telefonini già circolavano le indiscrezioni sui profili Facebook delle malcapitate.

Ed è nei telefonini, scatole nere della nostra vita, che vive l’inchiesta coordinata dal pm Stefano Dambruoso. I reati e le loro presunte (per ora) prove: spaccio di droga, induzione alla prostituzione minorile, ma anche la diffusione di materiale pedopornografico. Dalle chat, affiorano la descrizione delle notti di sesso, la disperazione della diciassettenne che dopo tempo e grazie all’azione della madre ha trovato il coraggio di denunciare, le frasi spregiudicate degli indagati. Ma ci sono anche le fotografie: tutto il sesso minuto per minuto, squallido documentario di un mondo ribaltato e da mesi rimbalzato ormai da uno schermo all’altro. È un’epidemia di morbosità: atti osceni dentro Villa Inferno, atti osceni sugli smartphone. Il lavoro dei magistrati ora è proprio su questo fronte: dove e come sono circolate le immagini.

Quegli scatti per Qn - il Resto del Carlino sono impubblicabili, raccontarli è utile però a testimoniare il degrado morale, prima che processuale. Un monito per i ragazzi e per le famiglie, per chi pensa che la droga non sia più un’emergenza. Ci sono le foto degli indagati che sniffano la cocaina sul lato B della ragazza che ha fatto deflagrare l’indagine. I corpi nudi, decorati da una striscia di ‘bamba’. Lingerie e specchi, banconote arrotolate e facce sfatte.

Tutti chiedono. Sui social e nei bar. "Ma tu sai? E chi sono i ‘figli di’? Avvocati? Quali?". Villa Inferno è un’ossessione perché è la polvere sotto il tappeto. Dal Quadrilatero ai primi presidi sui colli, dai portici dello struscio a locali di lusso, è tutto un ‘indovina chi’: c’è chi ha l’ansia di essere nelle carte e chi invece quelle carte vorrebbe averle. Pochi però, nel dibattito cittadino, pensano alle minorenni coinvolte: "Queste ragazze sono solo le vittime di una società impazzita, in cui tutto è riducibile e ridotto a denaro, che a sua volta ha il suo perché nella vacuità di parole e cose", ragiona la sociologa Egeria Di Nallo. E il caso ieri arriva in consiglio comunale, dove l’assessora Susanna Zaccaria si chiede "dove sta la dignità di uomini che devono pagare per avere delle donne alle loro feste, soprattutto la vergogna che qualcuno di loro avrà sicuramente delle figlie, delle sorelle o di qualche amica". In procura viene sentita un’altra ragazza: lo schema dei festini non cambia.

Nei verbali dei carabinieri affiorano altre certezze. Granitiche. Ad esempio quella che alcuni degli indagati sapevano che le ragazze dei festini erano minorenni. "Mancano 35 giorni amore, solo 35!!!!", e il riferimento festante di un agente immobiliare è al 18° compleanno della giovane al centro dello scandalo. Non solo: l’uomo sa che la madre della ragazza si è rivolta ai carabinieri e per convincere la ragazza a non fare altrettanto, le prospetta l’intervento degli assistenti del Comune e la fine di ogni vita sociale: "Tua madre farà un’altra denuncia, ma questa volta i carabinieri ti troveranno e non saranno bei momenti. Possono darti ai servizi sociali e metterti in una struttura, tipo comunità. E se ti trovano quelli o quello che è con te passerà davvero dei guai. Io non potrò aiutarti in nessun modo baby". Baby, proprio come la serie tivù sulle giovani squillo dei Parioli. Baby, come fosse stato amore.