Mercoledì 24 Aprile 2024

Ma se Donald si candida favorisce Biden

Cesare

De Carlo

C’è un solo sistema per spingere Donald Trump a ricandidarsi: farlo imbufalire. È il calcolo dei democratici, anche se Joe Biden afferma di non essere stato informato del raid notturno dell’Fbi. Sì, avete letto bene. I democratici, trascinati nell’abisso dai sondaggi del loro presidente, sperano che il collerico ex presidente ora rompa gli indugi e annunci la sua ricandidatura per il 2024. Esattamente quello che i repubblicani non vorrebbero. E questo spiega il tiepido sdegno per un evento che non ha precedenti in due secoli e mezzo. È un paradosso. Ma la politica è fatta di paradossi, soprattutto in un periodo come questo, con le democrazie sulla difensiva. Quella americana in primo luogo.

Ci sono un presidente e un ex presidente di cui i rispettivi partiti si sbarazzerebbero volentieri. I democratici, perché Joe Biden in un anno e mezzo ha commesso più guasti di qualsiasi altro presidente da Jimmy Carter in poi. I repubblicani, perché temono che l’unica maniera per rigalvanizzare e spingere alle urne l’elettorato deluso da Biden è ritrovarsi Trump candidato. Così stando le cose, il bagno di sangue democratico l’8 novembre alle elezioni di medio termine appare scontato. I repubblicani contano di riconquistare il Congresso. Dopodiché Biden diventerebbe la proverbiale anatra zoppa. E nel caso in cui fra due anni dovesse davvero ricandidarsi, come assicura, la sconfitta sarebbe scontata. A meno che il suo avversario non sia di nuovo Trump. In questa battaglia fra ottuagenari (Biden lo sarà fra un paio di mesi, Trump fra quattro anni) l’America si ritroverebbe ancora più spaccata, disorientata, discreditata all’interno e all’estero. E dato che è tuttora – nel bene e nel male – il Paese guida dell’Occidente sarebbero guai. Viviamo un momento drammatico sotto l’incubo di dittature, autocrazie, teocrazie. E oggi, più di ieri, ci sarebbe bisogno di un affidabile ombrello americano.