Giovedì 18 Aprile 2024

Ma quella soap a Napoli è un’industria

Nino

Femiani

Altro che variante Delta plus, altro che scalone Fornero. A Napoli tiene banco solo il funerale di un ‘Posto al sole’, la madre di tutte le soap italiane. Dopo aver festeggiato i 25 anni – il 21 ottobre 1996, la prima puntata – ecco che la candelina, accesa un quarto di secolo fa sugli intrighi di Palazzo Palladini, rischia di perdere la storica vetrina delle 20,45 per traslocare nel tardo pomeriggio. Quello che un tempo era il fiore all’occhiello della programmazione di Raitre è precipitato in un pantano di polemiche e sospetti: chi vuole spostare la soap ‘made in Naples’ nonostante gli ascolti siano erosi solo di mezzo punto e un milione e mezzo di fedelissimi resta ancora incollato alla tv? Se lo chiede anche il deputato grillino Luigi Iovino, che ha presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio Mario Draghi lamentando che ‘Un posto al sole’ è stritolato dalla guerra fratricida dei palinsesti, rischiando di finire ben presto imbalsamato a ‘Rai Teche’. Qualcuno ha storto il naso: Supermario ha ben altro per la testa che interessarsi delle peripezie del portiere di Palazzo Palladini o della bella Angela Poggi. Eppure, per dirla con Giovanni Minoli, l’inventore della soap, ‘Un posto al sole’ è "la prima industria di Napoli" oltre che principale motore del centro di produzione Rai: con l’indotto dà lavoro ad 8-10mila persone. Parlare di sviluppo e occupazione al Sud e poi abbassare la serranda su ‘Un posto al sole’ sarebbe una fatale incoerenza. E ci può stare (perfino) che un deputato faccia un’interrogazione in Parlamento.