Ma perché nessuno parla senza leggere?

Giorgio

Comaschi

Ma perché leggono tutti? Appena devono fare un discorso alè, foglietto sotto mano e si legge. Sono tutti "gobbati", come in televisione. Anche Draghi l’altro giorno alla prima uscita ufficiale. E anche Mattarella. Non c’è nessuno che faccia un discorso dritto, con gli occhi puntati alla telecamera, e quindi a noi? Perché devi leggere? Perché mi devi mandare un Whattsapp (in pratica è uguale) con gli occhi bassi sullo schermino? Non ti ricordi il concetto? Sei insicuro anche se te lo sei scritto prima? O te l’hanno scritto? Ormai tutti leggono, fateci caso, in qualsiasi discorso. È come se avessero la mascherina nelle parole, perché senza filtro contagiano. Non c’è più niente di diretto, niente che viene dall’anima (o anche dal cuore, ma non esageriamo sennò partono i violini), niente di personalizzato. Tutti robotizzati. Come i conduttori delle trasmissioni televisive che leggono il gobbo sotto la telecamera e sul gobbo c’è scritto anche "Signori e signore", sennò non vanno avanti. Capisco se uno deve leggere il Tg, lì è chiaro che sono notizie nuove, non concetti (scorre una banda elettronica col testo sotto la telecamera e non ci si accorge che gli speaker leggono). Ma se il discorso è tuo, è farina del tuo sacco, non potresti esprimerlo con parole tue, con quello che ti viene istintivo in quel momento? Non sarebbe più bello? Non sarebbe una dichiarazione di sicurezza, di controllo? Se faccio un discorso ai figli, in casa, devo scrivermelo e poi lo leggo? Se esco con una ragazza e mi voglio dichiarare devo preparare un discorso e leggerlo? A questo punto sì. Però la nostalgia di uno che ti guarda negli occhi, che ti dice le cose senza filtro, che ti parla e non "ti legge" sarebbe un bel fenomeno. Ecco, uno che oggi non leggesse un discorso diventerebbe un fenomeno. E invece, in realtà, sarebbe semplicemente uno normale, uno che fa una cosa che si è sempre fatta nei secoli: parlare. E allora, come diceva Proietti, "a me gli occhi, please".