Sabato 20 Aprile 2024

Ma per la pace ha rafforzato il suo potere

Roberto

Giardina

Gorbaciov fu uno straordinario giocatore con le carte che si trovò in mano. Giocò la sua partita, che ormai nessuno poteva vincere, e salvò la pace. Il tempo, nei sei anni che restò al potere, corse a una velocità travolgente. Nel maggio ’87, il diciannovenne Mathias Rust atterrò sulla Piazza Rossa con un Cessna. Gli anziani capi dei paesi satelliti lo appresero al vertice a Berlino Est. Vidi lo sbigottimento sui loro volti. Era la fine.

L’impero era a pezzi, senza difese. È un paradosso apparente, per attuare le riforme Gorby doveva rafforzare il suo potere.

Per cambiare, difendere il passato. Ma non era un despota, combatteva contro altre forze ostili al vertice e in periferia. Alla vigilia della caduta del muro, si temeva l’intervento dei panzer dell’Armata Rossa, come a Budapest e a Praga. Dai documenti risulta che fu Gorbaciov a fermarli in extremis, e non fu facile. Un generale a Berlino avrebbe potuto ordinare il massacro, sostenendo di aver deciso per difendere i suoi uomini.

Dopo, Kohl fu criticato per aver comprato nel ’90, questo è il termine, la riunificazione a un prezzo troppo alto.

Ma mezzo milione di soldati sovietici circondavano ancora Berlino. Che sarebbe accaduto senza l’amico Michael? E Gorby meno di un anno dopo fu deposto dal putsch di Eltsin. La storia non è sempre una partita a scacchi, dove le mosse si prevedono con largo anticipo.