Ma parliamo (per una volta) solo di calcio

Matteo

Massi

Stanno giocando anche a pallone agli Europei. Sembrebbe scontato dirlo, visto che si tratta (appunto) degli Europei di calcio, ma non è così. Almeno per quello che è l’andazzo generale. L’altra sera si è parlato più dei riflettori arcobaleno vietati all’Allianz Arena di Monaco di Baviera che della Germania che rischiava di andare fuori con l’Ungheria. Più che Germania-Ungheria, sembrava Merkel (e l’Unione Europea a traino) contro Orban. Da una settimana continuiamo a domandarci se sabato contro l’Austria tutti gli azzurri si inginocchieranno o solo alcuni, ma forse, visto che affrontiamo l’Austria, non ce ne sarà nemmeno bisogno. Nella partita col Galles, di certo, il gesto aveva tutt’altro peso. Anche se abbiamo solo seguito quello che hanno fatto i nostri avversari. E il candore con cui il nostro Matteo Pessina, ha confessato un certo disorientamento ("lo faccio o non lo faccio?") di fronte a quel gesto, la dice lunga.

Ragionare sopra a tutto questo non è un pensiero superficiale che preveda – ricetta fantozziana – birra gelata in mano, partita di calcio e rutto libero come soluzione finale da perfetto italiano medio. Ma un’umile considerazione che forse un po’ tutti dovremmo fare: ci stiamo facendo prendere un po’ troppo la mano dal fatto che il calcio (e lo sport in generale) sia un ottimo strumento, nonché un’ottima vetrina, per le battaglie politiche. Anzi, ci siamo fatti prendere così tanto la mano da quest’innegabile assunto che il calcio (come stanno dimostrando inequivocabilmente questi Europei) l’abbiamo trasformato in un semplice orpello delle (stesse) rivendicazioni.

Abbiamo tempo per rimediare. Si è appena chiusa la prima fase degli Europei, ora scatta il dentro o fuori. Abbiamo parlato molto di Orban, Lgbt, di fasce e riflettori colorati, ci siamo persi per strada il ritorno di Benzema al gol, il nuovo record di Ronaldo, la grande bellezza (calcistica) di Modric.

Che poi è quello che ci aspettiamo di vedere da una partita. E che, per fortuna, ci fa ancora emozionare.