Giovedì 18 Aprile 2024

Ma ormai i club non spendono a cuor leggero

Giuseppe

Tassi

O capitano, mio capitano. Non bastano il grado, la lunga milizia, i nove campionati vinti di fila con la Juve . E neppure il fresco titolo europeo, come leader indiscusso della Nazionale di Mancini. Il nuovo contratto di Giorgio Chiellini, il più ruvido e il più intellettuale fra i difensori del nostro calcio, è ancora in grembo agli dei del pallone.

Il grande capo, Andrea Agnelli, ha fissato un incontro ai primi di agosto nella speranza che il tempo smussi le richieste di Re Giorgio e consenta alla Juve di rispettare un piano di ridimensionamento economico ormai inevitabile. Da bravo dottore in Economia e oculato manager di se stesso, Chiellini ha alzato da 3,5 a 5 milioni la sua richiesta d’ingaggio.

Con i suoi 37 anni ormai alle porte, culla la speranza di chiudere la carriera alla Juve, firmando un contratto biennale. Il tempo per dare l’assalto al mondiale in Qatar 2022 e poi aprire una nuova storia da dirigente.

Bandiera juventina per eccellenza, Chiellini ha rifiutato altre proposte (compresa quella della Fiorentina) per legarsi a doppio filo al carro bianconero e alle sue glorie.

Ma in quest’epoca pandemica, con il calcio corroso dal morbo della crisi, anche il capitano dovrebbe fare un passo indietro: rivedere le sue pretese finanziarie e trattare con la società che lo ha elevato a uomo-simbolo fin dal 2018.

Perché se le bandiere del calcio esistono ancora, questo è il momento di dimostrarlo. Anche rinunciando a un ingaggio da star, con il sorriso sulla bocca.