Mercoledì 24 Aprile 2024

Ma non si può vivere senza una speranza

Ma siamo sicuri che la causa della crisi che stiamo vivendo è il Covid-19? Qualche sera fa ho moderato un dibattito e uno dei relatori – Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà – ha ricordato una verità tanto evidente quanto rimossa: "Siamo un Paese quasi fermo e senza desiderio da ben prima della pandemia". È importante ricordarlo: l’Italia pre-Covid era un Paese rassegnato, senza speranza e perfino, appunto, senza desiderio. È il punto più basso dell’umano: "Non che la speme, il desiderio è spento", dice Leopardi in 'A se stesso'.

È da questa dolorosa ma onesta ammissione che è possibile ripartire, altrimenti i danni del lockdown sono destinati a diventare un comodo ma tragico alibi. Il virus ha portato malattia, lutti, paura, recessione. Ma ha dato anche la possibilità – per chi l’ha voluta cogliere – di una reazione positiva, di una scossa. Penso ai medici e agli infermieri che hanno moltiplicato le forze, penso agli imprenditori che stanno cercando di inventarsi qualcosa. Sono costoro i modelli che dobbiamo seguire se vogliamo ripartire: le persone che hanno saputo conservare la speranza. E l’amore: per le persone che hanno incontrato in ospedale, per il proprio lavoro, per i figli. "Quando si ama veramente, in modo gratuito, qualcuno o qualcosa – ha detto ancora Vittadini – il cuore suggerisce misteriosamente che quel legame non verrà mai meno". Il Covid-19 è arrivato imprevisto in un Paese sazio ma senza più grinta. In una bellissima poesia, 'Prima del viaggio', Eugenio Montale scrive: "Un imprevisto è la sola speranza. Ma mi dicono che è una stoltezza dirselo". Invece è stolto arrendersi, è stolto vivere quello che abbiamo vissuto con il Covid senza cogliere la possibilità che ci ha dato. È stolto, sempre, non avere una speranza.