Ma l’Europa è troppo debole davanti allo zar

Bruno

Vespa

Vladimir Putin non si rassegna a essere uno zar senza impero. Non può riavere il Patto di Varsavia ed è rassegnato a che Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria siano passate in modo irreversibile dalla parte dell’Occidente (e della Nato). Ma vuole ridisegnare la Grande Russia: la Bielorussia è tornata a casa nel 1996 con un patto di ‘vicinanza’ e un dittatore sdraiato all’ombra del Cremlino. La Crimea è stata annessa del 2014 e l’Ucraina deve essere neutralizzata, cioè tornare nell’orbita russa. L’Occidente ha dimostrato la sua enorme fragilità politica e militare consegnando Kabul ai talebani. E allora perché meravigliarci che Putin voglia riscrivere la storia in modo violento e ridisegnare la geografia sapendo che i nostri cani abbaiano ma non mordono?

Si dirà che le sanzioni possono inginocchiare la Russia. Ma anche qui alla fine l’Occidente è diviso perché fatalmente gli interessi prevalgono sui valori. Non a caso Biden si è affrettato a rassicurare gli americani: voi non ci rimettete niente. Ci rimettiamo noi, pronti a sacrifici nobil. I pessimisti dicono che dopo aver regolato la questione Ucraina, Putin tenterà di fare la stessa cosa con Estonia, Lettonia e Lituania, i primi a gettarsi tra le braccia della Nato dopo lo scioglimento dell’Urss. Non a caso ieri sera il segretario generale della Nato, Stoltenberg, ha detto: "La Crimea non è l’unico obiettivo di Mosca". Noi non ci crederemo fino all’ultimo istante perché si tratta di Paesi Nato e la Nato sarebbe obbligata a intervenire. Ma siamo sicuri che al momento opportuno non si alzerebbe qualcuno a dire: vale la pena di morire per Tallinn?