Venerdì 19 Aprile 2024

Ma i grillini sono già all’opposizione

David

Allegranti

 n governo con gli ultimatum non lavora, perde il suo senso di esistere", dice Mario Draghi di fronte ai Cinque Stelle versione Nanni Moretti: mi si nota di più se esco dal governo o se rimango al mio posto e ogni giorno lancio molotov contro Palazzo Chigi?

Prima o poi, tuttavia, arriverà il momento del disvelamento, che in politica giunge sempre: Conte e i suoi dovranno decidere da che parte stare.

Di qua o di là? "Il M5s è ormai… al di là!", mi dice scherzando un deputato dei 5 stelle, forse stanco di questa riedizione grillina del Papeete. Gli indizi di una ormai avvenuta decisione contiana sono ovunque. Bastava ascoltare, per esempio, l’intervento del capogruppo del M5s alla Camera Davide Crippa in aula lunedì, quando ha annunciato la non partecipazione al voto finale sul dl Aiuti (dopo aver votato la fiducia al governo pochi giorni prima, ma son dettagli). Un discorso più da partito di opposizione che di maggioranza. Così come di opposizione sono i lamenti quotidiani dell’ex presidente del Consiglio e oggi presidente del M5s, che la settimana scorsa ha consegnato a Draghi un documento in nove punti, minacciando l’addio se non saranno esaudite alcune richieste. I penultimatum del M5s hanno irritato persino uno come Nicola Zingaretti, che ora dice che Conte non è più il punto di riferimento fortissimo dei progressisti, perché "mi pare una cosa superata". Quello del M5s è un meccanismo classico di disfunzione del populismo: quando è al governo non funziona, non regge. Perché per essere antisistema bisogna poterselo permettere, invece i Cinque stelle hanno iniziato a perdere sé stessi nel momento in cui sono sbarcati a Palazzo Chigi, se non prima. Una soluzione per il M5s ci sarebbe: recuperare Alessandro Di Battista dal suo tour in giro per le migliori dittature del mondo. Per fare i populisti serve uno che ha l’animo dello sfascista e che finalmente conduca il M5s molto lontano (dal governo).