Martedì 16 Aprile 2024

Ma così Mattia manda in fumo i democratici

Gabriele

Canè

Lui dice che si fa le canne da quando aveva 18 anni. Dobbiamo credergli. Forse è per questo che voleva costruire a Bologna uno stadio da frisbee, o ha difeso in consiglio comunale le oche di un collega brutalizzate da due cani fuggiti dalla casa di un vicino. Di sicuro è il motivo per cui si è autodenunciato come coltivatore diretto (in terrazza) e consumatore di cannabis. Il tutto con semi e strumenti acquistati legalmente, ha sottolineato, come a renderne legale il risultato. Del genere: taglio la gola a uno, ma siccome ho lo scontrino del coltello, è tutto regolare. Da Pannella a Santori: un salto senza paracadute. Il primo era un leader, lui è una "sardina", l’argomento, quello delle droghe leggere, e libere, sempre lo stesso.

Tema serio, divisivo, con implicazioni penali a cui sarebbe irrispettoso non dare seguito. Perché la legge sarà pure discutibile, ma fino a quando esiste bisogna rispettarla, soprattutto se si è uomo delle istituzioni come Santori, consigliere con l’incarico al turismo nell’area metropolitana del capoluogo emiliano. Un’attrazione per gli stranieri, insomma. E un imbarazzo per il Pd, immaginiamo, che ha allevato e coccolato le "sardine", nate e "sfumate" con la rielezione del governatore Bonaccini (non ne aveva bisogno, ndr), e che ha poi pagato il doveroso dazio con la nomina del giovane Mattia. E siccome il Pd è partito serio che coltiva la pianta della legalità, c’è da immaginare che non sia entusiasta della uscita pubblica in favore della coltivazione di quella da fumo. Del resto, lo stesso Santori è consapevole di rischiare (in teoria) fino a 6 anni. Per carità: ve lo immaginate ad allevare oche nel quarto d’ora d’aria? Detto questo, non bisogna neppure sottovalutare la sua uscita. Non per il pulpito, ovvio, ma perché non è certo l’unico. Il problema esiste. Discutiamone ancora, se si vuole, con i suoi pro e i tanti contro. Meglio in Parlamento che in un campo da frisbee.