Ma coppia libera non vuol dire meno sofferenza

Chiara

Di Clemente

Ma siamo sicuri che in una coppia libera, che pratica il poliamore, davvero non ci sia qualcuno che soffre? Una frase del libro di Eskol Nevo Tre piani, da cui Nanni Moretti ha tratto il suo film ora nelle sale, è da ricordare: "Cos’è l’amore? La certezza che esiste, in questo mondo bugiardo, una persona completamente onesta con te e con la quale tu sei completamente onesto e fra voi è solo verità". E se l’amore è quello di una coppia, nella coppia l’onestà, la verità significano semplicemente non tradire l’altro se per l’altro il tradimento è un dolore. Portare rispetto al partner e, nel mondo che è già bugiardo, evitare di spargere anche il nostro veleno della disonestà. Impegnativo, faticoso ma di sicuro corretto: sento il bisogno irrefrenabile di tradirti? So che se ti tradisco ti ferisco oppure – pur se non lo hai esplicitato – sento che ti condanno a una posizione soccombente? Ok, ti lascio. Ma finché siamo una coppia, finché siamo un amore – e non un pur possibile armonioso poliamore – siamo quello che scrive Nevo, quello che scrive Rilke, "l’amore che in questo consiste, con lotta faticosa, che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda". Solitudini: beata solitudo, sola beatitudo: se per essere felici in due si è pochi ma in tre si è troppi perché in mezzo c’è comunque qualcuno che soffre, esiste anche l’innocua felicità di restare soli. Non si offende nessuno. Offende di più il vigliacco, il bugiardo. Perché – come dice il saggio De Silva – i vigliacchi non mantengono la parola, semplicemente la usano. E la verità bisogna coglierla in flagranza.