Giovedì 25 Aprile 2024

Ma che noia la vita senza pensieri dolorosi

Roberto

Pazzi

La notizia che una grande università inglese ha scoperto come rimuovere dal nostro cervello la memoria dei ricordi e pensieri più dolorosi, se a un primo momento pare esaltare l’inesausta ricerca della felicità, poi si rivela insidiosa come un cavallo di Troia. La ragione è molto semplice: questa franchigia dalla sofferenza del ricordo mostrifica la natura umana rubandole la scansione costante del piacere alternato al dolore che ci fa essere quello che siamo, uomini sospesi fra bene e male, gioia e dolore, vittoria e sconfitta. Sparirebbero l’ansia della rivincita, la soddisfazione del riscatto, la gioia di un primato duramente conquistato. Tutto scorrerebbe su un penepiano di piacere mai avversato. La gara, il duello, il contrasto, sale della nostra esistenza, sparirebbero nella successione di giorni tutti ugualmente radiosi. Inevitabile lo scadimento nella noia, molto simile a quello che rende apatici e pigri gli immortali in un famoso racconto di Borges.

Non saprei immaginare un uomo perfetto, un uomo compiutamente felice. Sarebbe mostruoso come il Golem cercato in laboratorio da tanti iniziati alla magia e alla cabala. In tanta letteratura questa creatura fa una brutta fine, ribellandosi al suo creatore, come Mister Hyde al dottor Jekyll in Stevenson. Siamo fatti di memoria come ci ha insegnato a riconoscere Marcel Proust, fluttuiamo in quella come pesci nel mare. Senza la metà della nostra sostanza umana, il dolore, saremmo non più uomini e donne, ma dèi, divinità che vagamente si ricordano di quando la paura, l’ansia, il desiderio insaporivano la loro condizione. No, non siamo ancora pronti per l’eterna felicità dell’Olimpo. Dove per altro gli dèi che vi abitavano correvano volentieri a provare le passioni effimere e tribolate degli uomini, per movimentare la loro imperturbabilità. Non dimentichiamo Ulisse che rifiuta il dono dell’immortalità da Calipso, un dono molto simile a quello che vorrebbe consegnarci l’università inglese.