Ma che male c’è a usare il pass del Titano?

Riccardo

Jannello

Suvvia, perché biasimare chi trova rifugio sul Titano per giocarsi una carta europea nel mondo della canzone dopo che il Festival della Madrepatria gli aveva riservato un risultato ben inferiore a quello che si aspettava. In fondo dovremmo gioire che all’Eurovision Song Contest di casa (in maggio a Torino) avremo due rappresentanti della musica italica: la coppia formata dal terzino "o gamba o palla" (parole dello stesso Blanco) e dal milanese di famiglia egiziana (non ce ne voglia Mahmood) e appunto lui, Lauro De Marinis, che ha sofferto inventandosi in assonanza il nome d’arte Achille Lauro per evitare la suscettibilità del padre, alto magistrato e non proprio fan del figlio che si presenta sul palco a torso nudo, tatuato con le mani dentro i pantaloni dopo essersi battezzato fra un ritornello e l’altro.

Un inciso sul nome d’arte del novello Battista: il nostro Lauro è nato nel 1990, il vero Achille (consigliere del Regno, senatore e deputato monarchico in Parlamento, armatore, editore e dirigente del Napoli) è morto nel 1957: che cosa ne sa di chi porta il nome?

Ma per tornare all’Achille Lauro contemporaneo, l’escamotage da lui usato partecipando a Una voce da San Marino è di quelli che non fanno male a nessuno. Allora chi è andato nell’antica Repubblica a iniettarsi il vaccino Sputnik che non ha passato le nostre selezioni lo dobbiamo crocifiggere? Achille Nostro ha interpretato Stripper, spogliarellista: fra il burlesque e l’amore fluido di Brividi sarà una bella, innovativa, lotta.